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Solo un'operazione nostalgicaMa i tempi d'oro sono finiti

Le sue cavalcate fanno parte della storia del Milan, vederlo arrancare sarebbe uno sfregio

Lucia Esposito
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di Andrea Scaglia No dài, questo è un colpo basso. Nel senso: qualunque milanista degno di questo nome non può non essere attraversato da un brivido nell'udir pronunciare il nome di Kakà. Emblema, costui, dell'ultima stagione rossonera davvero gloriosa, ché il successivo scudetto targato Ibra non ha fatto in tempo a preludere a comparabili glorie causa susseguente e fulmineo ridimensionamento. E dunque, all'eventuale annuncio di un suo ritorno, la sempre tifosa illusione veleggia tanto da farti sognare il miracolo, col figlio prodigo che rientra a Milanello fuggendo dalle grinfie dell'odiato Mourinho per tornare a cavalcare sul prato (...) di San Siro come solo lui sapeva fare. E, in effetti, chi scrive non fa eccezione. Poi però il maledetto senso della realtà ci pensa lui, a far scoppiare i palloncini. E quel che resta è la sgradevole impressione di trovarsi davanti a una sorta di operazione nostalgia, certo evocativa ma con scarsissime possibilità di successo. Riccardino ormai ha trent'anni, da tre gioca raramente (e con risultati deludenti). Peraltro, s'era capito che la cessione di Ibra e Thiago Silva annunciasse un periodo in cui gli ingaggi sarebbero stati tenuti sotto controllo. In questo senso, Kakà guadagna dieci milioni l'anno, e anche se il Real Madrid - desideroso di disfarsene - dovesse accollarsene la metà, si tratterebbe di versarne comunque cinque: francamente troppi, visti i presupposti. Anche dal punto di vista tecnico, poi, ci permettiamo delle perplessità: nel ruolo d'incursore, dell'uomo che parte da dietro per spaccare le difese avversarie - specialità di Kakà - la squadra ha ora Boateng, tra l'altro anch'egli (troppo) spesso alle prese con infortuni e problemi fisici. Il brasiliano diventerebbe dunque un doppione, perdipiù senza contare su un'integrità fisica che gli permetterebbe di farsi trovare sempre pronto. Ragion per cui ci sentiamo di dire che no, quest'idea non ci esalta. Negli anni scorsi abbiamo già “subìto” il ritorno di Shevchenko, con gli sconfortanti risultati che ne derivarono. Se dobbiamo rinnovare facciamolo, senza malinconiche divagazioni.Non rovinateci Kakà. Le sue cavalcate fanno già parte della storia del Milan, vederlo arrancare sarebbe un inutile sfregio. Per lui e Per noi tifosi. (A questo punto, una proposta: ma provare a clonare Van Basten?).

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