Prandelli ci scommette
Alle 18 esordio degli azzurri contro i campioni in carica, il ct rinuncia al catenaccio: «Vogliamo attaccare con 5 giocatori: smentiremo i pessimisti». Ogbonna e Giaccherini vincono i ballottaggi
Lì dove cominciò la Seconda Guerra mondiale, l'Italia lancia la sua sfida totale. All'Europa, al mondo e ai loro campioni in carica: quelli spagnoli che fanno più paura delle armate naziste. Nonostante la sfida impossibile che lo aspetta, alla vigilia dell'esordio europeo Cesare Prandelli ha la forza di mostrarsi sereno e sorridente. Il ct indossa la maschera della tranquillità per tentare di rasserenare il cielo sopra Danzica. «Sto benissimo, ho pure fatto un pisolino nel pomeriggio come un bambino: sono convinto che il lavoro fatto darà buoni frutti», scherza Prandelli a poche ore dalla gara più difficile della sua gestione. Difficile capire se il nostro commissario tecnico stia recitando o se sia davvero così sicuro dei suoi uomini. Di certo, non ha ancora in mente la formazione anti-Furie Rosse e questo non è un buon segno. Restano i dubbi sul difensore destro e sull'esterno sinistro (provati nell'ultimo allenamento Ogbonna e Giaccherini), a testimoniare quanto sia delicata la prima sfida del girone. Sarà che Danzica è anche la città dei celebri cantieri navali dove nacque la rivolta di Lech Walesa e di Solidarnosc, ma l'Italia sembra proprio un'imbarcazione ancora da varare. La virata sul 3-5-2 è stata un bel rischio e solo sul campo scopriremo se è stata un'idea azzeccata abbandonare il ben più collaudato 4-3-1-2. Cambia il modulo, ma non l'obiettivo di Prandelli: dare un gioco all'Italia. «La vittoria a Bari nel confronto diretto? Rimane poco di quella partita», spiega il ct, «ma l'Italia ha dimostrato che quando gioca a calcio può essere competitiva. Il pessimismo che ci accompagna non ci dà fastidio, magari può essere uno stimolo». L'unica certezza è il piano di gioco: «Vogliamo tenere la Spagna lontana dalla nostra area, altrimenti avremo sbagliato qualcosa», assicura Prandelli, «il nostro obiettivo è vincere e fare gol. Anche contro la Russia, pur perdendo nettamente alla fine, abbiamo avuto sette palle gol e attaccato l'area con 5 giocatori, voglio fare questo anche contro la Spagna». E pazienza se il Chelsea ha ricordato a tutti che gli spagnoli si battono solo con il catenaccio. Più sincero del suo allenatore Gigi Buffon, il capitano che non si nasconde nonostante le polemiche. «La Spagna non deve temerci, hanno tanto certezze», confessa il portiere azzurro, «ma ci rispetteranno: nel calcio quasi sempre vincono i più forti, ma ogni tanto vincono i più “bravi” e questo lascia qualche speranza. La Grecia nel 2004 è stata più brava, così come la Danimarca prima di lei». Buffon dipinge quindi un ruolo da outsider per l'Italia, forse anche per allentare la pressione sul gruppo: «Siamo venuti qua per cercare di stupire. Ci sono consapevolezza e convinzione, dove ci porteranno lo vedremo», anticipa Gigi, «abbiamo l'occasione di rendere i nostri tifosi orgogliosi della Nazionale». E sarebbe un grande successo per lo stesso Buffon, al 15° anno in azzurro («è molto bello potere guardarsi indietro e vedere che è dal '97 che vesto questa maglia, questo per me vuol dire tanto») e per il pallone italiano: «La situazione del nostro calcio non ci dà serenità, ma magari qualche stimolo in più», spiega il portierone azzurro, «messaggi ricevuti? Un messaggio speriamo di poterlo dare noi». La dichiarazione di guerra è fatta. di Francesco Perugini