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"Norme Covid inique, sì al risarcimento": sono 10 euro a testa

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Susanna Barberini
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La libertà non ha prezzo, si sa. Eppure il giudice di pace di Alessandria, Paolo Olezza, l’ha valutata in soli dieci euro, come un mazzo (piccolo) di fiori, una pizza margherita o il biglietto per il cinema. Dando ragione a una ventina di persone che aveva fatto causa alla presidenza del Consiglio contestando la legittimità delle norme anti-Covid, il giudice ha stabilito la modesta cifra come risarcimento per i danni «morali e relazionali» subiti nel periodo della pandemia, quando per salvaguardare la salute di tutti vennero presi provvedimenti emergenziali che hanno limitato la libertà di movimento.

Una beffa? Il sospetto viene. Dieci euro di risarcimento, di fatto, svuotano di peso reale il riconoscimento giuridico ottenuto dai ricorrenti. Il giudice infatti ha dato loro ragione nel sostenere che le normative emergenziali hanno comportato un danno, ma lo ha fatto attribuendo un valore talmente basso da apparire quasi sarcastico. Il messaggio in effetti suona contraddittorio: avete sollevato un problema legittimo, ma le vostre richieste non meritano un risarcimento significativo. Più che una vittoria, questa decisione suona come una provocazione nei confronti di chi ha portato avanti la causa, con l’effetto - magari inconsapevole- di ridimensionare la loro lotta.

 



Al tempo stesso, la cifra irrisoria di 10 euro può essere collegata a quanto deciso recentemente dal governo, che ha cancellato le multe comminate ai non vaccinati attraverso il decreto Milleproroghe. Olezza ha infatti definito questa scelta politica come «una sorta di confessione stragiudiziale del carattere illecito della normativa». Il riferimento è ai commenti di politici come il vicepremier Matteo Salvini, il sottosegretario Marcello Gemmato e Marco Lisei, presidente della Commissione d’inchiesta. Parole che, secondo il giudice, contengono «tesi opposte» da quelle sostenute dalla presidenza del Consiglio durante la causa, «vanificando non poco la credibilità delle difese». In questo senso, la sentenza è certo una critica implicita alla normativa passata, ma anche un invito a riflettere sull’importanza della coerenza e della trasparenza nelle scelte politiche. In ogni caso, parecchi macchinoso.

Il giudice, in pratica, ha dato “un colpo al cerchio e uno alla botte”, con il risultato di scontentare un po’ tutti. La sentenza è stata accolta tiepidamente su Telegram nelle chat No Vax: molti hanno definito il risarcimento una presa in giro, accusando il giudice di non aver dato peso alla loro lotta. Mentre per Lucia Ronzulli, senatrice di Forza Italia, questa sentenza è di «una gravità enorme» e una «offesa alle vittime». Ed è proprio tra queste critiche, da una parte e dall’altra, che forse emerge il vero significato provocatorio della sentenza del giudice Olezza: ricordare che la libertà non si misura in euro, ma nelle scelte politiche e sociali che ne tutelano il valore.

 

 

 

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