
Sanremo 2025, Luca Bizzarri perde la testa: "Hanno paura di perdere contro dei pagliacci"

Il Festival di Sanremo condotto da Carlo Conti è stato un successo sotto tutti i punti di vista. Il primo - il più importante - in termini di ascolti. Surclassato Amadeus che, fino a un anno fa, sembrava quasi il Re Mida della televisione italiana. Tradotto: se non c'è Amadeus, non c'è più televisione, pubblico, introiti pubblicitari. Niente di più falso. Milioni di italiani si sono sintonizzati su Rai 1 per tifare per i loro beniamini. E alla fine ha prevalso il più apprezzato, soprattutto dai giovani. Largo ai giovani, avrebbe detto qualcuno.
Ma quel dato - gli ascolti - può anche essere letto con un'altra lente. I patetici e ridondanti monologhi a cui ci aveva abituato Amadeus nelle passate cinque edizioni del Festival sono scomparsi per precisa volontà del direttore artistico, che - circostanza implicita ma che necessita a quanto pare di essere esplicitata - ha ritenuto opportuno che al festival della canzone italiana a premiare i concorrenti fossero proprio i versi, le note contenute nei brani. Rovescio della medaglia? La sinistra si è ritrovata senza il suo strumento più rodato: il piagnisteo. E allora ha ripescato dal mazzo l'asso di bastoni: la censura.
Degno rappresentante di questa corrente è Luca Bizzarri. Nel suo podcast Non hanno un amico il comico di La7 ha accusato Viale Mazzini di aver censurato i vari Roberto Benigni, Geppi Cucciari e compagnia - poco - cantante. Secondo lui, la colpa è della Rai perché troppo preoccupata di dirigere "un asteroide contro un mare di asteroidi, con la paura di toccarne uno, non importa se piccolo o grande perché ciascun asteroide può danneggiarti la carena. E qualche asteroide, spesso, è seduto in platea".
Da qui, seguendo il suo ragionamento, per evitare di schiantarsi contro un corpo celeste hanno si è preferito restare alla base spaziale. "Allora, come nel resto del palinsesto Rai, la satira semplicemente non c'è più, non si fa - ha proseguito Bizzarri -. L'unico momento è affidato a Benigni, che è il monumento alla satira ma che neppure lui resta da solo su quel palco, fa una battuta che girava su X da 24 ore, paragonando Salvini a Conti, e quasi si scusa perché non si fa più, non è più quello il posto giusto per farlo. E io mi chiedo quale sia, il posto giusto, e la risposta sono i teatri pieni quando si esibiscono i comici che la televisione nazionale fa finta che non esistano, non perché non abbiano successo ma perché abbiamo una classe politica così scarsa che ha il terrore di crollare davanti a dei giullari. Hanno paura di perdere contro dei pagliacci". Un commento che, in un certo senso, farebbe anche ridere. Se solo fosse un comico.
Dai blog

Sfida senza paura, se anche Paul Newman si scaglia contro gli scioperi
