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Sanremo 2025, spira un vento sinistro per fermare Cristicchi. E Giorgia snobba Meloni
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Il derby in vetta alle classifiche parziali del Festival di Sanremo è tra Simone Cristicchi e Giorgia. Lo certificano anche i bookmakers. Questioni di note musicali si dirà. Ma anche, a giudicare dall’animarsi del dibattito, di note politiche con il cantautore romano, autore del toccante brano Quando sarai piccola che di giorno in giorno sta andando sempre più in uggia alle maestrine e ai maestrini dalla matita rigorosamente rossa, pronta ad essere utilizzata con punte sempre più acuminate contro Simone colpevole solo (tanto per fare qualcosa di diverso dal solito) di essere autenticamente libero.
E allora se andava bene e faceva ridere il primissimo Cristicchi di vent’anni fa, con la faccia da studente fuori corso, non discolo ma satiro che esordiva con “l’ombrellone te lo ficco nel c...” per poi proseguire con l’ode impertinente a Carla Bruni, troppo bella per un uomo come il marito, l’allora presidente francese destrorso, Sarkozy. Oggi il 46enne, già vincitore a Sanremo nel 2007 con la bellissima Ti regalerò una rosa, dedicata alla tragedia dei malati di mente fino al 1978 rinchiusi nei manicomi, ha dato seguito al suo percorso artistico lungo anni concentrandosi sulla ricerca delle verità storiche (tutte, non solo quelle scritta con la mancina) e spirituali, animate anche da esempi e convincimenti religiosi. Passaggi che ai compagni, da sempre addetti ai livori politici (pure, figurarsi, in ambito musicale-sanremese), sono piaciuti decisamente di meno.
E allora via al fuoco di fila dagli avvertimenti del cronista Giuseppe Candela (quello del test di antifascismo a Conte) che via social si chiedeva. «Non so chi gestisce Cristicchi ma lo stanno mandando a sbattere». Fino ad arrivare alla mai gioiosa Selvaggia Lucarelli che commentando una dichiarazione del cantautore apertamente contrario alla gestazione per altri, riportata dalla rivista Rolling Stone, aggiungeva (sempre via social), sminuendo l’artista: «Sulle capacità di Cristicchi di scavare nelle cose complesse ho sempre avuto molte perplessità».
Non da meno un velenoso articolo del più importante portale lgbt+ italiano, Gay.it che ha passato ai raggi infrarossi il percorso dell’artista ormai di fatto, a giudizio dell’autore, il giornalista Federico Boni, un mix tra un ultrà di Pro Vita (dai quali è stato acclamato) e dell’ex senatore leghista Pillon (il più odiato dalla comunità lgbt italiana). Tanto da paragonarlo a «un Povia del Sanremo 2025». Va detto che lo stesso Cristicchi, ieri in una intervista al Corriere della Sera, ha rivelato che il brano in gara quest’anno era stato presentato anche in passato e scartato da Amadeus. Una bocciatura che però Cristicchi ha accolto senza rabbia. «Anzi, oggi ringrazio Amadeus per non averla scelta: nei suoi Festival sarei stato a disagio e fuori luogo».
In un cammino fatto sicuramente anche di cambiamento fondato però, secondo Cristicchi, proprio sulla coerenza. Lo ha ribadito ieri nel videomessaggio spedito al talk La prevenzione in dieci note, organizzato presso Casa Sanremo dal ministero della Salute. «Credo che tutto il mio percorso artistico nasca soprattutto dalla curiosità e dall'attrazione nei confronti del diverso, del fragile, del dimenticato, dell’emarginato. Per me l’arte è stata terapia, è stata curativa, quindi quello che sento istintivamente di fare è dare voce alle persone che non ce l’hanno, a partire dai malati di mente, poi insieme agli anziani coi quali ho fatto delle ricerche sulla seconda guerra mondiale, che hanno generato tre spettacoli teatrali, tra cui il musical Magazzino 18 (dedicato alla tragedia degli italiani di Istria e Dalmazia infoibati o esiliati dalle loro terre ndr) e in ultimo la canzone portata quest’anno al Festival». Messaggi che sembrano fondati su una visione pura, trasversale e trascendente di un amore davvero universale.
Quello che, invece, Giorgia, romana come Simone ma ormai sua principale competitor in questo Sanremo, non riesce a rivolgere alla sua omonima, la premier Meloni. Nemmeno per scherzo. Sollecitata dal solito Lucci a mandare un bacio alla Meloni, la cantante già vincitrice all’Ariston trent’anni fa con Come saprei ha solo commentato: «Da donna posso solo mandare baci a donne che lavorano e che si fanno il mazzo in mezzo agli uomini» rifiutando qualsiasi effusione verso l’inquilina di Palazzo Chigi. Troppo alto il rischio di perdere punti al FantaSanremo di una sinistra mai come ora afona.
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