Roberto Da Crema, "non mi piace, troppa tensione": le parole su Affari Tuoi e De Martino
"Anni fa ne parlò Bassetti in persona, l’ex numero uno della casa di produzione Endemol, durante una serata a Villa Ada. Poi però non se ne fece nulla": Roberto Da Crema lo ha detto al settimanale Di Più, parlando della trasmissione Affari Tuoi, oggi condotta da Stefano De Martino su Rai 1. "In passato mi proposero anche di condurre Ok, il prezzo è giusto ma, anche in quel caso, purtroppo la proposta saltò", ha aggiunto il Baffo. Che, poi, sull'attuale conduttore di Affari Tuoi ha detto: "Non mi piace come De Martino conduce il gioco dei pacchi. C’è troppa tensione. Non è molto divertente... Io condurrei e sarei bravissimo".
Da Crema ha parlato dei suoi momenti più belli ma anche di quelli più brutti. Tra questi ultimi, l'infarto avuto a Trento, durante una “Partita del Cuore”. "Mi operarono a cuore aperto - ha raccontato - mi salvai per miracolo. Il secondo è stato quando, nel 2003, finii a San Vittore con l’accusa di bancarotta. Quello più difficile, quello che tuttora considero un’ombra da cui mi è difficile separarmi, l’ho vissuto quando nei casinò riuscii a perdere tutto al gioco d’azzardo. Le case. Le auto. Le aziende. E fu mia figlia Valentina a salvarmi...". In particolare, lo salvò facendogli firmare delle diffide: "Mi disse: 'Firmali, uno per uno'. Su ognuno di quei fogli c’era scritto: 'Io sottoscritto, Roberto Da Crema, chiedo a questo casinò di non farmi giocare mai più'. Firmai ogni copia e Valentina, in macchina, andò a consegnare quelle diffide direttamente nei casinò: a Lugano, a Campione, ovunque io fossi stato. E mi salvò la vita...".
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Infine, Da Crema ha parlato del suo nuovo ruolo a Striscia la Notizia, il tg satirico in onda su Canale 5. Lì ha uno spazio "in cui cerco di televendere, con il sorriso, qualsiasi oggetto riguardi i personaggi della politica, dello sport e dello spettacolo di cui si è più parlato nel corso della settimana". Sul suo primo successo, invece, ha ricordato: "Arrivò vendendo degli orologi di plastica che facevano il verso agli 'Swatch'. Era il primo maggio 1985 e non avevo altro da proporre, c’era il mutuo da pagare e avrei fatto di tutto per vendere quegli orologi che, malgrado brutti, erano resistenti. Mi feci puntare la telecamera addosso e ne presi sei, li calpestai, li presi a morsi, a martellate e li proposi a un prezzo vantaggioso... Riuscii a venderne cinquemila ed economicamente fu la mia salvezza".
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