Cerca
Cerca
+

Le Iene non ridono più"Canale 5 non ci vuole"

Il "padre" della trasmissione Davide Parenti: "Meritiamo la rete ammiraglia, ma da 16 anni ci tengono in panchina"

Matteo Legnani
  • a
  • a
  • a

«Siamo in 50 che ci facciamo il mazzo. Non abbiamo mai sbagliato un colpo, ma ci sentiamo come capocannonieri in panchina». Il papà delle Iene Davide Parenti parla poco ma quando lo fa va dritto al punto. Il suo programma, gioiello indiscusso della programmazione Mediaset, sta giocando una stagione eccezionale. La media  è di 3 milioni, con il 14% di share. Il record è stato del 15.5% e, nell'ultimo appuntamento, con il 14,68% e 3.077.000, ha battuto Ballarò. Eppure le Iene hanno una richiesta  non  esaudita:  passare da Italia 1 a Canale 5. Partiamo dal  successo. Quali sono le ragioni? "Ci aspettiamo sempre di andare bene perché siamo i più bravi (ride, ndr). L'anno scorso  i dati erano analoghi. Oggi fanno più scalpore perché la giornata è la più faticosa, il martedì, con Ballarò e la Champions.  Il tutto in una rete, Italia 1, che ha perso tanto e si sta spegnendo. L'altra finestra di promozione per noi è  Facebook, in cui siamo i terzi più seguiti. Altri canali non ce ne sono".  È stato scritto che Antonio Ricci, capo di Striscia la notizia,  avrebbe dissuaso Mediaset dal promuovere le Iene su Canale 5. Quanto è vera questa ricostruzione? "Non credo che Ricci decida le sorti dell'azienda. Con lui ho un buon rapporto. Siamo sempre stati “amichetti”. È anche grazie a lui che ho iniziato questo lavoro. È  vero che noi da qualche anno vogliamo andare su Canale 5,  ma Mediaset ha deciso diversamente, secondo me sbagliando. Chiunque ambisce a crescere. E avere un negozio in centro è diverso dall'averlo in periferie. Abbiamo insistito per la promozione. Non siamo più un programma per soli giovani. Siamo sempre stati generalisti. Vorremmo parlare a tutti". Ma scusi, non è meglio fare il doppio della media di rete su Italia 1 rispetto ai rischi di Canale 5? "Non funziona così. La tv è fatta di traino, promozione. Se Italia 1 non va bene e lì ci sono i promo noi siamo meno sentiti. Ci stanno tenendo come una pianta bonsai. Siamo sempre i primi a saltare: se c'è Morandi su Canale 5, noi dobbiamo stare fermi e la cosa ci daneggia. Ci trattano come un prodotto in serie B ma noi facciamo un prodotto eccezionale". Quando si è così amareggiati ci si potrebbe sentire tentati da altre reti. Ci sono state offerte? "No.  Forse se fossimo infedeli riceveremmo più attenzioni. Siamo un po' in crisi. L'intero gruppo non capisce. Siamo un soldato in prima linea  che opera nelle situazioni ostili e non si accontenta. Siamo forse eternamente insoddisfatti.  Facciamo 20 gol ma ne vorremmo fare 30. In 16 anni non abbiamo sbagliato un colpo. Sempre il doppio della media di rete. Con sette carichi pubblicitari. Abbiamo la Gialappa's, Mammucari, Ilary Blasi che è la donna che tutti ci invidiano". Ogni showgirl vorrebbe prendere il suo posto. Ma lei è inamovibile. "Siamo  un marito fedele. Capisco le ragazze che vorrebbero condurre le Iene.  Abbiamo portato fortuna a tutti. Nessuno è sparito". Il progetto di fare un nuovo programma curato dagli autori delle Iene su Canale 5, una specie di nuovo Scherzi a parte, va avanti? "Sì,  ma presto per parlarne, non ha una forma definitiva. Il progetto comunque esiste". Torniamo agli ascolti. È possibile che in questo periodo di delusione per la politica siate visti come una sorta di vendicatori dei cittadini?  "Mah. Le pagine dedicate alla politica in realtà sono poche. Facciamo  fatica a incontrare i politici, scappano. Però ai talk show ci vanno di corsa. È un anno e mezzo che vogliamo fare un'intervista a Matteo Renzi. Ci avesse detto una volta di sì. “Eh,  ma, ecco, però”. Lo vedi ovunque, anche a Unomattina, ma da noi no.  Per parlarci andiamo alla Leopolda ma se lo chiamiamo per accordarci per un'intervista dice di no".  E un'intervista a Berlusconi? "Non la vogliamo fare noi, sarebbe un casino. Nel nostro modo di agire vorremmo poter disporre di tutta la libertà ma francamente è difficile fare un' intervista al nostro editore senza tenere in considerazione le sue indicazioni. Evitiamo. Troppo ingombrante e rischioso per un equilibrio che ci permette di portare avanti il nostro lavoro da anni con grande libertà. Ma la libertà è sempre relativa".  Qual è la persona che in assoluto si è più arrabbiata con voi? "Non possiamo avvicinarci a Renato Brunetta. È talmente poco spiritoso che ormai abbiamo capito: così abbiamo smesso di prenderlo in considerazione". Come è andata la storia dell'intervista a Belen, in cui attaccava Barbara d'Urso, rimossa dal sito? "Il sito di Mediaset non è gestito da noi. Il video è stato   tolto per un conflitto interno di due persone sotto contratto con la stessa azienda. Mi è spiaciuto per Belen, che ci ha chiamato. Noi non abbiamo censurato nulla in tv. Secondo me è una cosa stupida togliere delle cose da Internet. Ma l'hanno tolta e sti cavoli". Se non avesse un editore, quale servizio realizzerebbe? "Non ci ho mai pensato. A volte facciamo servizi che mettono in crisi l'azienda nella parte legata alla pubblicità. Allora diciamo il peccato e non il peccatore, facciamo capire, parliamo di un problema in generale. Per esempio, come ci fregano le compagnie telefoniche. A volte ci chiamano i giornalisti e ci dicono: “Ma come? Vi siete fatti censurare?”. È logico che tutto quello che va in onda è frutto di un accordo. Noi discutiamo, e lo facciamo più degli altri. Perché di voglia di discutere ne abbiamo ancora molta".  

Dai blog