Oriana Fallaci, vergogna di Stato: quello che non avete visto, così la Rai l'ha boicottata
In questi casi non sai se sia stata celebrata o dimenticata, e non sai se provare più Rabbia o più Orgoglio, per usare le sue parole. Lo spettacolo su Oriana Fallaci, andato in onda due giorni fa su Rai 5 in occasione del 90mo anniversario della nascita della scrittrice e intitolato Le parole di Oriana in concerto, era una chicca rara nel panorama televisivo, uno di quei prodotti che, mescolando generi e mezzi diversi, la letteratura, il teatro e la tv, ti fanno riconciliare col piccolo schermo. Ti faceva male però vederlo proiettato su un piccolissimo canale, uno di quelli che trovi col lanternino nell' esercizio di zapping, il numero 23 del digitale terrestre. La Numero Uno Oriana scaraventata sulla quinta rete Rai in 23ma posizione alla griglia di partenza... Faceva tristezza perché, come dicevamo, il prodotto era raffinatissimo e godibilissimo, con un monologo diretto e interpretato magistralmente dall' attrice Maria Rosaria Omaggio, impressionante per somiglianza di connotati, tonalità vocale e intensità espressiva alla Fallaci. Il racconto fatto da lei in prima persona nelle vesti di Oriana attingeva direttamente ai testi della scrittrice, mettendone a nudo l' anima, intima e professionale, in un collage ben riuscito e privo di reticenze. Attraverso le parole della Omaggio coglievi il lato politicamente scorretto, quando non era di moda esserlo, di Oriana, il suo essere fieramente donna ma altrettanto fieramente anti-femminista, ostile alla riduzione del femminile a una categoria protetta da difendere («Le donne non sono una fauna speciale»). E riconoscevi, proprio nel suo essere donna, occidentale e intellettuale, la sua battaglia annosa contro l' islam fanatico, cominciata col gesto epocale di togliersi il chador durante l' intervista a Khomeini e finita con le parole di fuoco dopo l' 11 settembre, quando la Fallaci aveva visto compiersi le sue profezie sulla dissoluzione dell' Occidente, la crisi della nostra civiltà e l' imminente guerra di religione. E sempre da donna, e da persona libera, Oriana era andata controcorrente nel suo schierarsi contro l' aborto, contro quel diritto che in realtà è un delitto perché «Nulla è peggiore del Nulla», partorendo, è il caso di dire, quella perla che è Lettera a un bambino mai nato. Fare delle sue convinzioni personali, della sua passione civile alta letteratura. Era questo il segreto inarrivabile della Oriana pubblica. Per approfondire leggi anche: Antonio Socci massacra la sinistra Ma nelle parole della Omaggio, accompagnate al pianoforte da Cristiana Pegoraro, si stagliava anche il profilo privato della Fallaci, di una donna segnata da ansie d' amore, di un' amante bulimica e spesso delusa; ed emergeva così la tensione tra la sua ricerca di pienezza a due e l' impossibilità di convivere per sempre con un uomo e di far convivere questo aspetto sentimentale con la sua libertà di scrittrice. È su questo filo sottile che si sono giocati i suoi amori con Alfredo Pieroni, con Alekos Panagulis e il futuro astronauta Paolo Nespoli. Una tensione d' amore che legava Oriana anche all' Altro per eccellenza, quel Dio cui non riuscì mai a convertirsi, sebbene ne fosse sedotta, al punto da definirsi atea cristiana. Eterna pellegrina, questuante d' amore, ma impossibilitata a diventarne devota. Insieme Cassandra, dallo sguardo profetico, e Penelope, paziente sentinella in attesa dello sposo. È il miglior omaggio che la Omaggio potesse fare alla Fallaci: leggere Oriana non attraverso quello che finora è stato detto di lei, ma attraverso quello che lei stessa ha scritto, e restituirci così la sua voce autentica. E allora peccato che questo monologo sia stato scaricato su un canale dove i programmi fanno share da prefisso telefonico, mentre su Rai 1 poco dopo andava in onda il premio Biagio Agnes, intestato alla memoria di un' altra eccellenza del giornalismo, però col solito rituale di toni paludati, rassicuranti, tipici della rete ammiraglia, e tali da garantire un buon gruzzoletto di ascolti (quasi 1 milione e 200mila spettatori). Ma l' anniversario della nascita di Oriana imponeva il dovere di osare, di portare il grande teatro dedicato a una grande giornalista in prima serata Rai 1, anziché accontentarsi del Techetecheté di turno e compiacersi di vincere facile. No, i campioni non possono indossare la casacca numero 23. di Gianluca Veneziani