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Barbara D'Urso, la regina degli ascolti Mediaset: il suo "metodo" infallibile

Cristina Agostini
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Barbara D'Urso, classe 1957, rappresenta la tv 2.0 nonostante i suoi anni; è straordinario come, in quasi vent'anni, sia riuscita a trasformare la prima rete del Biscione e a rivoluzionare il modo di fare televisione, dalla conduzione ai contenuti. Cresciuta a pane, Milano Due, Canale 5, Cologno Monzese e Silvio Berlusconi, Barbarella rappresenta, intesa come i programmi che conduce, tutto ciò che è stato Fininvest-Mediaset negli ultimi trentacinque anni: ragazze e ragazzi succinti, intrattenimento che si mischia all'informazione, dibattiti da ciarpame mediatico, serie interviste ai politici, sana autoreferenzialità, ma anche l'andare in contrasto con i valori di un'azienda, per trasmettere libertà e autonomia; un po' per la storia, ma anche per gli ascolti che garantisce, per la confidenza che ha con l'editore, con le vecchie e nuove maestranze, talvolta con gli amministratori delegati delle case di produzione, è una sicurezza per la riuscita di un prodotto, come per gli investitori pubblicitari. Stacanovista, entra negli studi di Cologno alle dieci di mattina e li abbandona alle nove di sera, in un susseguirsi di chiamate, riunioni, sottoriunioni con gli strettissimi collaboratori, prove in studio e la rincorsa di notizie giornalistiche per stare sempre sul pezzo. Un po' come succede per Maurizio Costanzo, e lei ne è oggettivamente la versione femminile. Tra ex reality, tronisti, corteggiatrici, sa sempre come sfruttare le situazioni e far sì che tali nullafacenti diventino parte integrante del suo intelligentissimo gioco, fatto di scoop o presunti tali, dibattiti su tradimenti pruriginosi o chiarimenti sulla notizia "uscita su tutti i giornali". Barbara D'Urso è una numero uno che conosce benissimo il mezzo tv e sa come sfruttarlo, strizza l'occhio ai matrimoni da favola, alle signore anziane, ai diritti degli omosessuali (talvolta esagerando, non rendendosi conto che in certe circostanze peggiora la loro già retrograda situazione. Per come l'Italia è indietro su certi temi, sia chiaro), alle persone meno fortunate, ai casi umani, ovvero tutto quello che può risultare "shock" nella mente del telespettatore. Un genio del male? No, un genio del bene che è entrato, con più o meno simpatia, nel cuore di tutta Italia, del quale si discute almeno una volta a settimana al bar, in sala da pranzo o in ufficio, che fa sorridere per la sua innata simpatia, far facile ironia sulle sue espressioni facciali o il modo di condurre, commuovere quando si approccia a situazioni delicate. È amata e mal sopportata allo stesso tempo perché unisce l'alto e il basso, stimola l' intelletto ma al contempo fa cadere le braccia quanto affronta determinati argomenti, le s'illuminano gli occhi quando parla dei suoi figli ma riesce ad incazzarsi per qualsiasi tipo di discriminazione, è vicina alle donne ma protegge i papà in difficoltà, non dà del "lei" a nessuno ma ha profondo rispetto per tutti. Non si sa se tutto ciò provenga da una forte personalità, da una strategia di marketing o dalla costruzione di un personaggio che ormai non può abbandonare, fatto sta che è riuscita a sconvolgere le regole della tv portando Canale 5 ai vertici degli ascolti, a far resuscitare un reality show esanime come il Grande Fratello e rendere importante dibattiti basati sul nulla. Una cosa è certa: ci terremo Barbara D'Urso ancora per molto tempo. Un bene o un male? Chi lo sa. Il dato oggettivo è che tenersi buone le maestranze dell'azienda per cui si collabora, lavorare sodo e portare in cascina milioni di euro, rendono una personalità forte e non poco spendibile. E la d'Urso, molto semplicemente, lo è. di Stefano Bini

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