Rai, Roberto Poletti a UnoMattina? Il Pd impazzisce: rosicate e insulti, dagli al salviniano
In Italia non si possono scrivere libri su Salvini. In quel caso, o rischi di essere epurato da un festival letterario - come è capitato a Chiara Giannini, cacciata dal Salone del Libro per il volume edito da Altaforte - o rischi di vedere messa in discussione la tua presenza in un programma Rai, come sta capitando al giornalista Roberto Poletti, autore di un testo sul segretario della Lega e ora chiamato a condurre UnoMattina Estate su RaiUno dal 10 giugno. Sul suo impiego nel servizio pubblico sono arrivati subito gli strali del segretario della Commissione di Vigilanza Rai, il dem Michele Anzaldi, per il quale UnoMattina è stata «trasformata in Uno Salvini» con un doppio scandalo: «La vergogna di occupare l' informazione del servizio pubblico con giornalisti palesemente di parte» e «l' evidente danno erariale di ricorrere a costosi contratti esterni». Accuse ingenerose alle quali sentiamo di rispondere con almeno quattro ragioni. Leggi anche: "Come i nazisti": Lerner torna in Rai e insulta Salvini QUATTRO RAGIONI La prima è che, per giocare col nome del programma, Poletti è un numero Uno che vede le cose la Mattina mentre gli altri se ne accorgono a sera. Quando era direttore di Radio Padania Libera - dopo aver iniziato a L' Indipendente di Feltri - Poletti comprese l' esigenza di portare il pubblico in studio e dargli voce, creando una sorta di populismo radiofonico, che avrebbe trovato esito anni dopo in trasmissioni come quelle di Del Debbio, per le quali ha lavorato e continua a collaborare (oggi Poletti è nella redazione di Dritto e Rovescio). Questa intuizione la portò avanti lui stesso in tv allorché, da conduttore di Aria Pulita su 7 Gold nel 2004, si impegnò in una battaglia contro l' estensione dei rimborsi elettorali; per poi firmare quattro anni dopo, da firma di Libero, insieme al nostro Andrea Scaglia, il libro Papponi di Stato sugli sprechi della Casta. Temi "populisti" sui quali solo più tardi i 5 Stelle avrebbero costruito il proprio successo. Un altro suo merito innegabile, che rientra in questa capacità di annusare il tempo che viene, è aver raccontato prima di tutti gli altri l' uomo e il politico Salvini, divenendone biografo. Nel 2015 Poletti diede alle stampe Salvini & Salvini. Il Matteo pensiero dalla A alla Z, un prontuario sul neo-leghismo. Nessuno allora - eravamo in fase di luna di miele di un altro Matteo, Renzi, con gli italiani - si sarebbe mai immaginato che Salvini si sarebbe preso democraticamente l' Italia. Poletti aveva visto avanti. A maggior ragione questo talento gli va riconosciuto se si considera che Poletti non è mai stato uomo di partito della Lega. L' unica esperienza parlamentare, dal 2006 al 2008, l' ha fatta nelle file non dei verdi leghisti ma dei Verdi ambientalisti per poi passare - udite udite - nel gruppo di Sinistra Democratica. PRECEDENTI ECLATANTI Ma soprattutto, a rendere legittimo il suo arruolamento "da esterno" in Rai, ci sono precedenti ben più eclatanti ed esosi. Coloro che oggi si lamentano sono gli stessi che non sono riusciti a scongiurare che a Fabio Fazio venisse fatto un contratto da 2 milioni e 200mila euro annui. Ma come, la sinistra può piazzare i propri uomini per predicare il vangelo politicamente corretto a nostre spese e in prima serata, e chi oggi guida la Rai non può scegliere per la conduzione di una fascia mattutina estiva un giornalista competente, sicuramente di idee diverse rispetto a Fazio e altrettanto sicuramente con un contratto molto inferiore al suo? Come faceva notare ieri anche Mentana, «non è accettabile che i diritti e le libertà - sacrosanti - valgano per Fazio o Lerner, e poi vengano dimenticati o aboliti per Poletti». Come dire: i suoi detrattori si sentono bene o hanno preso un colpo di sole? di Gianluca Veneziani