Rai, in prima serata l'amore "omo"
Informazione a senso unico. Viale Mazzini censura il giurista cattolico a "Domenica In", ma in prime time ecco gli omosex: e il contraddittorio dov'è finito?
Lo denuncia l'Associazione Italiana Genitori, con una lettera del suo presidente Fabrizio Azzolini al Forum delle Associazioni Familiari. «Mi è stato segnalato che nella fiction Una grande famiglia 2 in programmazione su Raiuno viene proposta una coppia di omosessuali composta da un ragazzo di 18 anni e da un uomo adulto. Oltre a ciò, nel corso della puntata andata in onda lo scorso 24 ottobre è in pratica stata presentata l'associazione Agedo (associazione genitori di figli omosessuali)», scrive Azzolini, riferendo che nella puntata successiva, il 31 ottobre, si è ripetuta la scena di «un incontro per genitori di figli omosessuali», dove ovviamente ci si guarda bene dall'esprimere dubbi sulla normalità dei comportamenti gay. Insomma, una proposta-imposta alle famiglie che si trovano ad avere a che fare con i problemi di identità sessuale dei loro figli. Ma Azzolini si chiede «perché la televisione pubblica debba proporre in prima serata coppie omosessuali senza alcun filtro nei confronti dei minori (in questo caso mi riferisco alla tematica dell'omosessualità) ma non solo, addirittura lanciare uno spot a favore dell'Agedo», cioè una delle sigle della galassia gay italiana, e per giunta «con i soldi dei privati cittadini che sono costretti a pagare il canone». Il caso fa il paio con quanto accaduto domenica scorsa all'avvocato Giancarlo Cerrelli, vice-presidente dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani, prima invitato e poi censurato preventivamente a Domenica In. Era noto che si sarebbe espresso criticamente sulla legge in discussione al Parlamento Italiano sull'omofobia. Lo aveva fatto anche a Unomattina, in agosto, scatenando le ire dei grillini del M5s e di Sinistra Ecologia e Libertà, il partito di Nichi Vendola, che avevano chiesto di escluderlo dal servizio pubblico. Così, forse per evitare polemiche, all'ultimo momento da Raiuno gli avevano comunicato che la sua partecipazione era stata annullata. Al suo posto, era intervenuta una madre che ha accettato l'omosessualità del figlio. Senza concedere cittadinanza a tesi alternative. Ieri, a La Zanzara di Radio 24, a Cerrelli è stato invece consentito di affermare, seguendo il Catechismo della Chiesa cattolica, che l'omosessualità «è un disordine e un disagio esistenziale», pur suscitando lo speculare «disagio» del conduttore David Parenzo. Una libertà d'espressione impedita dal servizio pubblico ma garantita in un duro contraddittorio su un'emittente privata, durante il quale si sono affrontati temi come la legge russa che vieta la propaganda gay, il caso Barilla, l'influenza della lobby lgbt e perfino la «cristoterapia». Quanto alla Rai, «non sono stato invitato per le mie idee», ha ribadito ieri Cerrelli riferendosi alla sua esclusione dal contenitore pomeridiano domenicale della Rai. Si è potuto prendere la rivincita radiofonica, almeno, sottolineando che «il matrimonio è fra un uomo e una donna» e accusando «i gay» di essere «degli agenti politici che cercano di propagandare l'omosessualizzazione della società». Intanto, ci sono riusciti con la televisione pubblica, accusa il deputato del Pdl Alessandro Pagano, annunciando un'interrogazione parlamentare: «La Rai si è resa protagonista di un disdicevole episodio discriminatorio nei confronti dell'avv. Giancarlo Cerrelli». Non potendo più rimanere in silenzio, la conduttrice di Domenica In, Mara Venier, dalle colonne del Corriere della Sera di ieri, aveva contestato a Cerrelli di avere «bisogno di visibilità», senza nemmeno entrare nel merito delle accuse mosse da Pagano, secondo il quale «è di tutta evidenza come le ragioni del diniego dell'invito siano da ricercarsi nell'obiettivo di rendere il dibattito a “senso unico” eliminando ogni forma di contraddittorio, quasi a voler esercitare una forma di censura preventiva. Si tratta di un atto intollerabile e il fatto che provenga dalla Rai, che ribadiamo dovrebbe garantire un corretto servizio pubblico, è senz'altro un'aggravante che impone l'adozione di seri e urgenti provvedimenti». Della vicenda sarà investito il presidente della Commissione di vigilanza Rai, con una richiesta «porre il tema all'ordine del giorno nella prima seduta utile». Non è l'unico episodio di intolleranza nei confronti delle famiglie tradizionali, comunque. A Torino, l'Istituto Faà di Bruno, una delle più antiche scuole cattoliche piemontesi, ha dovuto annullare tre incontri sull'omosessualità, il primo programmato per domani, a causa di minacce e insulti da parte di associazioni gay, ampiamente riprese dalle cronache locali della Repubblica. Perciò Pagano ricorda che «i metodi usati dalle lobby lgbt non si limitano più a impedire con azioni di protesta, come accaduto di recente all'imprenditore Guido Barilla e a Casale Monferrato in occasione di un convegno organizzato da alcune associazioni cattoliche, il libero esercizio della libertà di espressione di chi, evidentemente, la pensa in maniera diversa, ma sono giunte a “condizionare” il servizio pubblico che la Rai è tenuta ad assicurare». di Andrea Morigi