Tiberio Timperi, il bruttissimo ricordo: "Emilio Fede mi fece mobbing, quasi ci picchiammo"
Cinquantatre anni, occhi di ghiaccio, battuta pronta, aria da bravo ragazzo. Tiberio Timperi è un volto Rai da decenni e oggi conduce con Francesca Fialdini la Vita in diretta, ogni giorno su Raiuno "contro" Barbara d' Urso. Dopo la sua battaglia pro-padri separati, oggi si gode un po' di serenità. Ma se ascoltiamo le voci del web, lui e Francesca sono la coppia tv più litigiosa del secolo. L' altro giorno, in diretta, ha voluto chiarire che tra lei e Francesca Fialdini non c' è alcun dissapore. Perché? «A me piace fare battute e ironizzare. Ho preso spunto da alcune voci rimbalzate in rete e ci ho giocato sopra. La rete prende una frase, la estrapola, ne esce qualcosa di lontano dalla verità. Conosco Francesca da 7-8 anni, la tenni a battesimo a Unomattina in famiglia, ci frequentiamo anche extra-lavoro con amici comuni. Tutte balle insomma». Quando le fece la battuta della «raccomandata» lei non se la prese? «Non ci rimase male. Quando Francesca poi disse "questo copione è uno schifo" aveva il sorriso sul volto, ma non si vedeva perché era dietro le quinte. Il giornalismo ormai, quello di certi siti, è da buco della serratura. Vengono prese notizie e smembrate: tanto quello che conta è solo fare i click. Spazzatura...». «Forse il nostro successo dà fastidio a qualcuno», ha detto in diretta. Cosa intendeva? «In Rai sono molto contenti della Vita in diretta, il programma è due punti più alto rispetto alle passate edizioni e a volte supera il dirimpettaio (Pomeriggio 5, ndr). Ma seguo la scuola di Ballandi: "Volare bassi per schivare i sassi"». Per approfondire leggi anche: Dago-bomba: Tiberio Timperi e Francesca Fialdini... I social vi sono ostili? «Gli ascolti sono la matematica, i social sono i social. Un mondo magmatico che affiora come un fiume carsico. Ho appena finito di litigare con mio figlio perché a mia insaputa si è iscritto a Instagram. Ha 14 anni». Ci sta. «Secondo me no. Io ho l' età per potere gestire un profilo, e un lavoro pubblico, lui è piccolo. Non mi piace che sia sui social perché non ho la possibilità di controllarlo 24 ore su 24. Non so chi ci sia dall' altra parte. C' è il rischio della pedofilia, in rete non c' è diritto all' oblio. La legge ha una lacuna: non permette a un minorenne di avere una sim card. Dunque, mi sto autodenunciando: mio figlio si è iscritto con la mia sim, io ho dichiarato il falso. Sono temi che meriterebbero un' inchiesta seria». Lei che in tv tratta tutti i temi, cosa hanno a cuore gli italiani in questo periodo storico? «La sicurezza, la casa, le città. E poi la solitudine. Viviamo iper-connessi ma ci sentiamo - o siamo - sempre più soli». L' immigrazione è sentita? «Mah. È sentita più che altro la delinquenza. Non c' è la certezza della pena. Sono tutti molto insicuri. Il governo sta per fare nuove assunzioni di poliziotti, sicuramente questa sarà una mossa che rafforza il controllo». Cristina Parodi ha detto che «la paura e l' ignoranza» hanno portato all' ascesa di Matteo Salvini. La Lega ora chiede le sue dimissioni. Pensa che un conduttore Rai possa esprimere valutazioni politiche? «Se fai parte del servizio pubblico, che rappresenta tutti quanti, devi stare attento, non si può usare il proprio posto di lavoro per fare esternazioni». In tanti anni in Rai, ha mai sentito pressioni dal Palazzo? «Quando ho iniziato a Telemontecarlo mi sentivo molto libero, ma essendo agli inizi non ne avevo consapevolezza. Nei miei anni a Mediaset, idem: lo devo dire, mai una pressione da parte di Silvio Berlusconi. In Rai neppure. Ma non sono mai stato al telegiornale, quando lavoravo nei programmi di Guardì, un maestro, eravamo in un' isola felice. Praticamente un' organizzazione para-militare. Se sono arrivate telefonate di politici, non sono mai arrivate a me». Ci racconti qualcosa del Tg4. «Diciamo che con Emilio Fede, l' allora direttore, ebbi qualche incomprensione. Che oggi chiamerei mobbing. Non mi ha fatto lavorare per sei-otto mesi, nemmeno un servizio. Dovetti andare dai vertici». Perché ce l' aveva con lei? «Facevo il tg della notte, mi aveva recluso lì e - non per merito mio ma dei Bellissimi di Rete4 - facevamo ascolti molto alti. Un giorno in redazione fischiettavo, ero allegro. Lui mi attacca: "Non si fischietta in redazione". Fummo faccia a faccia, venimmo quasi alle mani. Ci separò il collega Francesco Tartara. Comunque fu un' esperienza, il nostro era un bel gruppo». Il momento più brutto in carriera? «Questo, sicuramente. Mi sentivo pure in colpa per non fare nulla». Rimpianti? «Non ne ho: rifarei tutto. Ho avuto un' educazione all' antica che mi ha forgiato. La vita non è giusta. Devi prendere quello che ti dà. Ti puoi conformare senza perdere la dignità. Come il giunco quando passa la piena». Pure poeta. «Me lo disse sempre Guardì, un filosofo oltre che un uomo di tv. Chinati junco ca passa la piena. Piègati giunco che passa la piena». Quanto ha sofferto per l' episodio in cui lei aveva bestemmiato, a Unomattina in famiglia nel 2014? «Dio perdona, i social no. Ho pagato per quell' episodio, pure dei bei soldi. Era un pezzo registrato che non doveva andare in onda. Capitolo chiuso. Come pure la mia battaglia a favore dei padri separati come me. Dopo tutte le mie pressioni sul divorzio breve - che non ho mai fatto per avere popolarità - qualcosa si è mosso». Cosa? «Oggi c' è una coscienza nuova sull' argomento. Un senso diverso delle pari opportunità». È vero che Mediaset l' ha corteggiata di nuovo, dopo la fase del Tg4? «Sì, rimase sospeso nel nulla. In Rai sto bene, amo il mio lavoro. Però...». Dica. «Se la Rai mi mandasse a Milano, ci andrei di corsa. Roma è invivibile. Cambiano i sindaci ma restano gli stessi amministratori. Io vado in bicicletta, ho protestato per le strade con Alemanno, con Marino, con Tronca. Ma niente. Con la Raggi ho lasciato perdere. Se non puoi licenziare chi sta in un ufficio a lavorare male è tutto inutile». Cosa non funziona in Italia? «Si continua a proteggere il mediocre e a colpire l' eccellenza». di Alessandra Menzani