Michelle Hunziker torna a lavoro dopo 4 giorni dal parto: "Ma non sono un modello da seguire"
La showgirl sa di essere privilegiata: "Per me Striscia è divertimento, con un vero lavoro non sarei tornata"
Giovedì 10 ottobre partorisce, quattro giorni dopo torna dietro le telecamere di Striscia la notizia. Michelle Hunziker ha messo al mondo Sole, la sua secondogenita, con un parto naturale. Fino a pochi giorni prima era ancora alla conduzione del programma, sentendosi, come ha detto lei stessa, "in ottima forma". Ha 36 anni, la showgirl svizzera, e dopo la prima gravidanza a 19 anni da cui nacque Aurora, ecco la seconda bimba, nata dall'unione con il compagno Tomaso Trussardi. La polemica - Tuttavia la scelta di tornare a lavoro solo dopo 4 giorni di convalescenza dal parto ha scatenato non pochi dubbi. E' giusto, si sono chiesti in molti, lanciare il modello della wonder-mamma, pronta a lavorare anche con un neonato? O si crea un modello errato? Ma Michelle spiega, confidandosi al Corriere: "Non era quello il mio messaggio". Se qualcuno ha pensato: "Guarda, la Hunziker torna a lavoro senza problemi dopo soli 4 giorni dal parto, le donne che non lo fanno sono solo sfaticate", ha sbagliato nel giudicare, almeno secondo la neo-mamma. "Striscia la notizia" non è un vero lavoro, è "un divertimento. Se avessi avuto una professione normale, che mi impegnava otto ore al giorno, mai e poi mai sarei tornata a lavorare poco dopo il parto. Voglio godermi la mia bambina". Quando Antonio Ricci, qualche mese fa, le ha chiesto di condurre Striscia a ottobre, lei ci ha pensato un po'. Poi si è detta: "Sto bene, sto facendo un'ottima gravidanza, sono piena di energia. Perché no?". Ma sa di essere una "privilegiata", che può contare sul supporto di marito e tata ventiquattr'ore su ventiquattro. Aiuto sul quale la maggior parte delle donne non può contare. La critica - "Lo so, certo - continua la Hunziker - è un problema da affrontare con delicatezza. È il sistema della maternità che non funziona in Italia. Le donne spesso rientrano dopo il periodo di maternità e trovano ridotti i propri ruoli, vengono declassate. Questo è inammissibile. D'altro canto credo che anche imprenditori e imprese vadano aiutate dallo Stato. Perché la lunga assenza di una donna, magari in un ruolo chiave, può essere fortemente penalizzante per l'azienda. Lo Stato deve intervenire. Se fossi al governo? Farei una legge - con tutte le tasse che paghiamo - che dia agevolazioni alla donna e all'imprenditore in egual misura". E in Svizzera? "Non so esattamente come siano le leggi, ma so che le cose sono molto diverse. Mia cognata, svizzera, ha lavorato fino al parto perché stava benissimo. Diritti e doveri sono due cose diverse. Si deve poter avere anche la possibilità di lavorare fino al nono mese se stai bene e hai voglia. Quanto poi alla divisione dei ruoli non c'è paragone. In Germania vedi tantissimi papà nei parchi coi bimbi, in Italia sono piuttosto rari".