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Rai, ecco i regali pagati con i soldi del canone

Giacomo Amadori
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In Rai è scoppiata una Regalopoli con contorno di veleni. A innescarla, siamo all'inizio del 2013, è stata una email anonima nella quale viene denunciata la scarsa trasparenza del sistema degli omaggi aziendali. Un forziere di orecchini e gemelli d'oro di un'importante gioielleria di Roma a due passi da piazza di Spagna, orologi di pregio (dagli Hamilton ai Jaeger-LeCoultre), ma anche foulard, libri, dischi, penne (MontBlanc e Montegrappa), portachiavi e cravatte (soprattutto della napoletana Marinella). Tutti omaggi consegnati negli anni dall'azienda di Stato a ospiti e politici, ma non solo.  Un flusso di centinaia di migliaia di euro (almeno 300 mila l'anno) che sarebbe avvenuto senza lasciare traccia, ovvero senza che fossero indicati i beneficiari dei doni, né i dirigenti in vena di regali. Un suk che, si scopre oggi, non è mai stato regolamentato da nessun tipo di procedura interna. Un pozzo di San Patrizio in cui il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi, manager con fama di duro, ha deciso, elmetto in testa, di calarsi per vederci chiaro. L'accusa - Così a settembre il capo del personale Luciano Flussi ha consegnato a un ex funzionario della struttura Premi e omaggi una lettera di sospensione in via cautelativa dal servizio in seguito all'indagine interna sui movimenti del magazzino dei cadeaux aziendali. L'"indagato" ha avuto cinque giorni di tempo per replicare ai sospetti e ieri è stato ascoltato dall'ufficio disciplinare di viale Mazzini. L'accusa più grave è di avere garantito in azienda una via preferenziale a un fornitore di preziosi, targhe, coppe e altri premi. Ma sul punto la difesa  del colletto bianco sotto inchiesta è stata ferma: quel gioielliere era entrato in Rai, ben prima del suo arrivo, grazie ai buoni uffici di un alto dirigente, ancora in auge in viale Mazzini e di cui ha fatto nome e cognome. A causa di questo potente sponsor non sarebbe stato possibile scalfire la rendita di posizione dell'orefice. Da qualunque parte stia la ragione, la vera novità del nuovo corso Rai è la decisione di approfondire pure le denunce senza nome. Una linea che non sarebbe stata condivisa dall'ex capo dell'audit interna (una specie di ispettorato) l'avvocato Marco Zuppi, poi sostituito sulla delicata poltrona da Gianfranco Cariola. La preoccupazione dei più garantisti è che ora le email dei vertici aziendali possano venire intasate di veleni anonimi. Certo l'accusatore senza volto non deve provare simpatia per il funzionario «indagato» che, invece, è stato difeso a spada tratta dall'ex direttore centrale Comunicazione e Relazioni esterne Guido Paglia. Paglia informato della disavventura del suo ex sottoposto ha incontrato prima il capo del personale Flussi, quindi, il 27 settembre, Gubitosi. Infine ha sintetizzato la sua requisitoria in una lettera e l'ha consegnata al funzionario sospeso. Che l'ha messa nella valigetta e l'ha portata con sé ieri pomeriggio davanti alla disciplinare di viale Mazzini, dove è stato ascoltato.  Paglia, contattato da Libero, non si nasconde: "Confermo di aver chiesto e ottenuto di spiegare a voce al direttore generale gli errori di forma e di sostanza che hanno dato origine a questa indagine, visto che non è mai esistita in azienda alcuna procedura che prevedesse l'indicazione dei beneficiari degli omaggi".  Nessun intervento - Una notizia che non può non lasciare perplessi i puristi dei conti in ordine e i nemici degli sprechi. Eppure parrebbe che nessuno sino a oggi, Commissione di Vigilanza Rai (Grillo dove sei?) e Corte dei conti comprese, abbia avuto niente da ridire. Sulla scrivania di Paglia, capelli e barba candidi, è appoggiata una cartellina bianca e blu con evidenziata la scritta 'Omaggi'. Infatti l'ex direttore, alla sua vecchia azienda, ha fornito la documentazione personale con i propri appunti e quelli della sua segretaria sulle richieste di presidenti, direttori generali, consiglieri d'amministrazione, dirigenti e funzionari. Decine di fogli con appuntate centinaia di richieste e di nomi.  Imbarazzi - Una lista che potrebbe presto creare non pochi imbarazzi. Di certo ci sono destinatari di tutti i tipi, dal capo ufficio stampa dell'ambasciata russa o di quella bulgara, ai politici di tutti i colori, dai diversi presidenti della Repubblica, ai premier, ai vertici delle camere, ai semplici parlamentari. Ben rappresentate nelle liste anche le forze dell'ordine, con ufficiali di ogni ordine e grado. Qualche dirigente ha chiesto persino sette paia di orecchini o gemelli per volta.  Gli unici documenti ufficiali, ha spiegato Paglia, si trovano negli archivi della Direzione generale e sono gli elenchi dei regali di Natale Rai unitamente a quello dei beneficiari: "Liste agli atti dell'azienda che i diversi direttori integravano o limavano" ha spiegato Paglia. Il quale ha sottolineato come nell'ultimo decennio abbiano attinto alle scorte di preziosi e di altri regali indifferentemente i vertici Rai di destra e di sinistra. Ufficialmente l'indagine è sulle spese di rappresentanza, ma Paglia ha precisato che gli omaggi dipendono da un centro di costo diverso: "Spero che la mia documentazione personale e le mie dichiarazioni contribuiranno a chiarire l'odioso equivoco in cui è caduta l'audit,  che ha portato all'individuazione di un capro espiatorio responsabile di nulla".  Guerra tra anonimi - Paglia ha anche aggiunto che in dieci anni di lavoro alla Direzione delle relazioni esterne non ha mai avuto contestazioni sul budget destinato agli omaggi: "E questo vale tanto per i vertici vicini al Pd quanto per quelli legati al Pdl". In questa guerra di anonimi, c'è anche chi, sempre via email, ha provato a difendere il funzionario finito alla gogna in questo modo: "Vorrei sapere chi può dire a un Dg o a un Direttore: “Non ti consegno ‘sta roba se non mi dici a chi la dai”… Sai i vaffa!!!". Più o meno la stessa obiezione, seppur con toni più vellutati, sollevata da Paglia di fronte a Gubitosi. Tra i gadget nel mirino dell'audit c'è pure un elegante cofanetto acquistato per contenere un dizionario di ortografia e pronuncia. Il destinatario? Si è scoperto essere il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia.  Gubitosi di fronte alle numerose contestazioni ha concesso un supplemento di indagine. Una cosa è certa, gli orecchini e i gemelli erano tutti marchiati Rai, ovvero avevano impressa la farfalla dell'azienda. Difficile immaginare che qualcuno possa averli donati come pegno galante. Anche se i maligni favoleggiano di un arzillo direttore generale che, si dice, abbia ornato con orecchini griffati Rai i lobi delle numerose amiche. Come firma delle sue conquiste. di Giacomo Amadori

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