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Rai, il 13 e 14 ottobre la fiction sulla legge Merlin

Il 13 e il 14 ottobre va in onda la fiction sulla nascita della legge Merlin, con cui furono abolite le case chiuse (una legge che molti vorrebbero abrogare"

Roberto Procaccini
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La Rai celebra la legge che ci ha regalato 55 anni di prostituzione di strada (spesso coatta), e che da altrettanti anni sottrae alle casse dello Stato un gettito fiscale impossibile da calcolare (ma certo sufficiente a coprire Service Tax, Iva e Imu). Il 13 e il 14 ottobre va in onda su Rai 1 Altri Tempi, fiction diretta da Marco Turco e prodotta da Matteo Levi che ripercorre la nascita della legge Merlin, il provvedimento del 1958 che rende illegale lo sfruttamento della prostituzione e abolisce le case chiuse. Il film Rai ha come ovvia protagonista Lina Merlin, senatrice socialista che fortemente volle la legge, e una giovane (personaggio di fantasia), finita suo malgrado a lavorare in un lupanare. Lina - Nulla contro la senatrice Merlin, sia chiaro: una fiction se la merita, eccome. Militante antifascista, al confino in Sardegna, iscritta al Partito Socialista, membro dell'Assemblea Costituente e parlamentare dal '48 al '63. In una tv pubblica che dedica un film a Pupetta Maresca, moglie di un boss famosa per aver ucciso un uomo, non c'è da obiettare se si racconta l'opera di una donna come la Merlin, che molto si spese per i diritti civili e per quelli delle donne. Problemi di sincrono - Lo scopo della parlamentare socialista, quando varò la legge che porta il suo nome, era sollevare la condizione femminile in Italia. "La prostituzione è un'attività degradante per la donna - sosteneva Merlin - nei bordelli pubblici si lavora in condizioni di semischiavitù, ed è indegno che lo Stato riscuota tasse sul commercio del sesso". Quello che era vero nel 1958, però, non lo è nel 2013. C'è la questione del decoro urbano: la prostituzione è uscita dai bordelli e si è riversata nei marciappiedi delle città.  Ma a Viale Mazzini... - Ma è il meno. C'è una questione civile: l'abolizione delle case chiuse non ha comportato nè la diminuzione del desiderio di sesso mercenario degli italiani né il numero delle signorine dedite al "più antico mestiere del mondo". Le condizioni di vita delle prostitute, per di più, sono peggiorate. Fatta eccezione delle lavoratrici (e dei lavoratori) autonomi e delle squillo d'alto bordo, le meretrici sono nelle mani dalle grandi organizzazioni criminali, non hanno diritti nè tutele. E' un fatto notorio, raccontato da inchieste giornalistiche e giudiziarie, risolto in altri paesi europei con la legalizzazione, a punto, della prostituzione. A viale Mazzini, al contrario, il dato sfugge e costruisce , oggi, un feuilleton sulla liberazione delle prostitute. Negli anni 50. di Roberto Procaccini

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