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Il razzismo a vanvera della radical-star Iacchetti

L'attore delira di "xenofobia" e annulla lo show nel Paese in cui è stata uccisa la dottoressa italiana durante una rissa fra immigrati

Giulio Bucchi
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Ancora non si conosce l'esatta dinamica del duplice omicidio avvenuto domenica scorsa a Chiuduno, in provincia di Bergamo, e invece di fare chiarezza arrivano le prese di posizione personalistiche delle celebrità arruolate per la manifestazione del «Settembre Chiudunese». In prima fila il comico Enzo Iacchetti, sempre molto attento a tutelare la sua immagine e altezzosamente distinguersi dai suoi colleghi meno famosi che certe smanie di protagonismo non possono permettersele. Ricordiamo il contesto: domenica 8 settembre una Golf grigia guidata a folle velocità dall'indiano Vicky Vicky, 25 anni, travolge e uccide il fratello, Kumar Baldev, e la ginecologa 44enne Eleonora Cantamessa, che stava prestando soccorsi a Kumar, aggredito in una furibonda rissa tra suoi connazionali. Secondo testimoni dalla Golf sarebbero scesi altri indiani, armati di spranghe e bastoni, che si sarebbero avventati su coloro che soccorrevano l'aggredito - tra i quali, oltre alla dottoressa Cantamessa, l'africano Mbaye Saloiu, che per fortuna non ci ha rimesso la pelle. Rispetto e dolore -  Come si vede, un quadro confuso, gli stessi inquirenti devono stabilire se l'investimento della ginecologa italiana e di Kumar sia stato volontario o  colposo, se Kumar sia morto per il pestaggio o per l'urto con la vettura. Il conducente della Golf nega l'intenzionalità dell'investimento, dice che ignorava che a terra vi fosse proprio suo fratello, l'auto avrebbe sbandato a causa dell'eccesso di velocità, e da lì la tragedia. Soprattutto, restano ancora all'oscuro i motivi degli scontri nella comunità indiana. Con queste premesse, e dati i fatti certi, risulta alquanto incongruo parlare di «aria xenofoba» e «caccia all'extracomunitario» come ha fatto Iacchetti -   «non avrei voluto respirare l'aria xenofoba della caccia all'extracomunitario», questa la frase esatta riportata   dal Corriere della Sera -  così ritirando la sua partecipazione per l'appunto al «Settembre Chiudunese» con lo spettacolo di cabaret «Troppa salute»,  che sarebbe andato in scena domenica prossima. «Non me la sento, ci vuole un bel coraggio a salire su quel palco a fare cabaret dopo la tragedia che è successa» così ha detto Iacchetti al Corriere, «trovo un doveroso atto di dignità saltare lo show, non ci sarò per rispetto verso i cittadini e il dolore dei familiari delle due vittime». Al suo posto, una serata di ballo liscio: evidentemente chi balla il liscio ha il cuore cinicamente insensibile, incapace di «doverosi atti di dignità». Lo stesso cuore duro che peraltro batte nel petto degli altri cabarettisti e comici che, invece, le loro serate nella manifestazione chiudunese, rispettando i contratti, le faranno. Ci piace in particolare citare Paolo Migone, che senza imbarazzi parla della penale che dovrebbe pagare se desse forfait. Ma certo, loro non sono star come Iacchetti, sono gregari, umili impiegati della risata, veri eredi di quegli scalcagnati e malvisti commedianti che giravano per tutte le piazze per sbarcare il lunario. Loro non possono permettersi di vedere «l'aria xenofoba» né di proporre più in là il loro spettacolo, quando Chiuduno sarà decontaminata da tale pestilenza, vantandosi di devolvere l'incasso «alla memoria delle vittime». Capricci da divo - E comunque, che cosa c'entri la xenofobia - che ci sarà pure, un po' ovunque, e ben altri fatti o parole lo dimostrano con maggiore evidenza - nel pasticciaccio brutto di domenica scorsa, soltanto Iacchetti lo sa. Abbiamo detto: rissa nella comunità indiana, addirittura un fratricidio, i soccorritori erano un'italiana e un africano, aggrediti dagli indiani a spranghe e bastoni. Come si fa a parlare di xenofobia se non a vanvera, per una forma di riflesso pavloviano? Perché là dove c'è lo straniero ucciso (ma qui c'è anche un'italiana) la lingua corre subito al vocabolo che fa sentire tanto moralmente superiori: xenofobia! Quindi sarà bene subito smontare le parole di Iacchetti e derubricare la sua reazione alla categoria, fin troppo comune e banalissima, dei capricci delle cosiddette star, strapagate e vezzeggiate. Stai a vedere che i chiudunesi devono prendere lezioni di civiltà da Iacchetti. Lui, che non teme le penali, almeno temesse di dire sciocchezze su fatti di tale gravità. di Giordano Tedoldi

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