Gnocchi: Attratto dalla Ferrari sono troppo povero per lei
Gene si confessa a Libero: "La sinistra mi ha deluco. Beppe fa sempre lo stesso spettacolo ma a Parla è un fallimeto"
Quelle a Gene Gnocchi sono sempre interviste doppie. Quando gli parli di politica, lui torna a essere Eugenio Ghiozzi, suo nome di battesimo, e si fa serioso, amareggiato, a tratti sfuggente. Quando invece gli parli di calcio, ridiventa Gene Gnocchi e sorride, condendo d'ironia ogni risposta. Intervenuto per presentare il suo nuovo libro al festival «Libri nel borgo antico» di Bisceglie (Bt), dove lo accoglie una piazza gremita di gente («Mi sento un rocker», dirà più tardi), il comico di Fidenza affronta il discorso su due sue passioni, non sempre ricambiate: il pallone e il Pd. Gnocchi, partiamo dalla politica. In un'intervista al Fatto dello scorso giugno lei ha definito il Pd «una delusione totale». A cosa si riferiva? «Io imputo alla sinistra di essere stata incapace e di aver fatto molto poco durante gli ultimi vent'anni. Lavorando nella tv berlusconiana, sapevo che, dall'altra parte, si poteva proporre un modello diverso di Paese. Anche in occasione delle ultime elezioni, mentre Berlusconi faceva fuoco e fiamme, il Pd ha deciso di non fare campagna elettorale. Se penso che l'unica cosa che rimarrà è la frase “smacchieremo il giaguaro”...». Recentemente Francesco De Gregori ha parlato di una sinistra «persa tra slow food e No Tav». Sente di condividere il suo pensiero? «La sinistra si è persa anche da qualche altra parte. Dopo un ventennio di berlusconismo, ritenevo che fosse giunto il momento di cambiare. Invece ora ci ritroviamo con le larghe intese e, insieme, con la necessità imposta da un regolamento di far decadere Berlusconi». Dopo Bersani, Epifani. E dopo Epifani, chi ci sarà, Renzi? «Sì, credo sia l'unica persona che possa salvare il salvabile. Ma il Pd è talmente autolesionista che rischia di bruciare anche lui. In queste cose D'Alema ci mette sempre lo zampino». Lo scorso anno lei è sceso in campo per sostenere la candidatura a Parma di Bernazzoli (Pd) contro Pizzarotti del Movimento 5 Stelle. Rifarebbe quella scelta? «Sì, la rifarei perché Bernazzoli è un mio amico. E poi molte delle cose che lui diceva si sono verificate. Tutta la campagna dei 5 Stelle si basava sullo stop all'inceneritore. Ora invece l'inceneritore a Parma verrà riavviato. Per fare politica, bisognerebbe mantenere le promesse e avere un minimo di preparazione culturale...». Dopo la sconfitta di Bernazzoli, Grillo disse di lei: «A Parma abbiamo gli Gnocchi fritti». Si è mai chiarito con lui? «Grillo lo conosco, quello che fa adesso corrisponde esattamente a ciò che faceva anni fa coi suoi spettacoli. Lui ha saputo colmare un vuoto in politica. Ma, a livello di proposte concrete, vedo ben poco». Veniamo al suo libro, Il Gene dello Sport (Bompiani, pp. 192, euro 15). Qual è il retroscena più gustoso che intende svelarci sui personaggi sportivi di cui parla? «Nessuno, perché sono tutti inventati. La storia sentimentale di Federica Pellegrini, tuttavia, è fonte inesauribile di spunti: prima Marin, poi Magnini, quindi Matteo Giunta, infine ancora Magnini. Potrei passare il tempo a occuparmi solo dei suoi partner». Al Parma è appena arrivato Antonio Cassano. Tempo fa lei lo definì «il migliore giocatore al mondo con un po' più di fantasia di Messi». Esagerava? «No, Cassano mi fa impazzire davvero. Quest'anno ho fatto l'abbonamento al Parma apposta per lui. In città, però, si è anche diffuso lo sfottò: “Chissà se Cassano arriverà prima a 100 gol in A o a 100 chili”». Il Milan, di cui lei è tifoso, è riuscito a superare il preliminare di Champions. Ma Allegri, dopo la partita, ha annunciato con una battuta: «Domani mi dimetto e vado a stare sul lungomare di Livorno». Cos'è, prova a rubarle il mestiere di comico? «Sì, ma la sua è stata una battuta infelice perché, se Berlusconi non fosse affaccendato in altri pensieri, lo avrebbe licenziato in tronco. Al momento, comunque, si parla di un interregno per il dopo-Allegri: sulla panchina andrà prima Dudù, il cane della Pascale, e poi lo stesso Berlusconi». A proposito di Berlusconi, nel futuro vede Marina presidente del Consiglio e Barbara presidente del Milan? «Certo, perché Berlusconi ha sempre avuto un atteggiamento dinastico. Sia nelle aziende che nel Paese, tenderà a lasciare in eredità il suo potere». Lei è ospite fisso de La Domenica Sportiva, dove lo scorso maggio ebbe un confronto molto acceso con Stramaccioni. Cosa non le piaceva di lui? «Non amo i novelli che diventano subito arroganti. Quando dicevano a Stramaccioni “lei ha un gioco trapattoniano”, lui rispondeva “sciacquatevi la bocca”, quasi ci fosse qualcosa di offensivo nell'essere chiamati “trapattoniani”». Paola Ferrari ha annunciato che questa sarà la sua ultima stagione alla guida de La Domenica Sportiva. Perché, secondo lei, ha deciso di lasciare? «La vera domanda è “Cosa farà dopo? Dove andrà a fare danni? (sorride). All'inizio lei era un po' rigida, ma adesso noi due formiamo una grande coppia, richiestissima nelle ospitate». Qualcuno sostiene anche che sia attratto sessualmente da lei. «No, io sono attratto da suo marito. Se vuoi avere speranze di stare con la Ferrari, infatti, minimo devi essere proprietario di un gruppo elettrogeno. Per illuminarla durante la trasmissione, mezza Lombardia resta al buio. Paolo Brosio, la prima volta che l'ha vista in diretta, credeva di avere davanti la Madonna di Medjugorie». Il calciatore Gene Gnocchi, invece, ha definitivamente rinunciato al sogno di essere tesserato in un club? «Nient'affatto, ritenterò presto. Ma prima devo farmi impiantare una protesi, e non vi dico dove...». Comico, conduttore tv, calciatore e scrittore. Qual è la vera definizione di Gene Gnocchi? «Sia nell'anima che sulla carta d'identità io sono un rocker, un rocker punk». E, nel dirlo, tira fuori un paio di riviste hard-rock. «Adesso leggo solo questi giornali, la politica non mi interessa più». Gianluca Veneziani