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La piaga di Psy: mister Gangnam Style è alcolizzato

Psy

La confessione: "Bevo vodka tutto il giorno. E' come la mia migliore amica"

Andrea Tempestini
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Altro che Gentleman. Dopo l'intervista rilasciata al The Sunday Times, Psy entra di diritto nella categoria dei cantanti maledetti. E poco importa se il nostro non è esattamente una rock star rubacuori, bensì un ipnotico coreano che ti spinge a saltellare scompostamente per casa al ritmo del suo Gangnam Style. Sotto l'immagine da nano da giardino pestifero, si nasconde infatti l'animo di una persona disturbata e dalle molte dipendenze. A rivelarlo è stato lo stesso Psy. Senza alcun imbarazzo. O forse senza una reale consapevolezza della gravità delle proprie dichiarazioni, visto che sono state tutte rilasciate candidamente allo sbalordito giornalista del Sunday.  L'incontro tra i due si apre con il minuzioso posizionamento sul tavolo, da parte di Psy, di ben tre pacchetti di sigarette. Fuma in continuazione - si legge nell'articolo - e quando si ferma lo fa solo per chiedere nervosamente la traduzione delle domande alla propria interprete. Fumo e ansia: un cattivo binomio. Ma a conti fatti è il minore dei problemi che ha attualmente Psy. I suoi disturbi hanno radici profonde. Tutto è iniziato da piccolo quando il padre ha abusato di lui. Da quel momento, Psy racconta di aver sentito dentro di sé un disperato e irrefrenabile desiderio di emergere e di attirare l'attenzione degli altri. È facile immaginare che la sua immagine non lo abbia aiutato: Psy non è certo un adone. Così, il nostro si è rifugiato nella droga. Si faceva, e anche tanto. Perde il controllo della situazione e nel 2001 viene arrestato in Korea. L'accusa è possesso di marijuana. Finisce così in carcere, attraversando un duro periodo. «È stata un'orribile caduta», dichiara durante l'intervista, «tuttavia sono un artista, quindi più esperienze accumulo e più posso essere creativo. Sono una persona positiva. Ogni volta che mi succede un guaio, penso che sta accadendo perché è in arrivo una grande felicità». Una sorta di yin e yang in salsa pop.  Sta di fatto però che, dopo qualche anno, una gratificazione arriva: a sorpresa nel 2012 il suo Gangnam Style conquista il mondo diventando un tormentone globale. Di colpo, Psy assurge al ruolo di star. Il suo video raggiunge 1 miliardo e mezzo di visualizzazioni, vende 9,7 milioni di copie, Madonna lo chiama con sé e si guadagna anche una imitazione da parte di Lady Gaga. Buona anche la tenuta del secondo tormentone, Gentleman, anche se il video viene censurato. Il nostro, comunque, realizza il suo sogno di bambino: è riuscito ad attirare l'attenzione su di sé. Ora tutti lo guardano. Eppure la «grande felicità» che si aspettava non arriva: le sue dipendenze peggiorano e lui annega stress e gioie nell'alcol. «La Vodka è il mio migliore amico, il mio vice partner», ammette, «ma mi diverto molto anche con whisky, tequila, e qualsivoglia alcolico...».. Le sue bevute in solitaria sono tutt'altro che occasionali: «Quando sono felice, bevo; quando sono triste, bevo; quando piove, bevo; quando c'è il sole, bevo. Mi fermo solo quando devo smaltire i postumi da sbornia», dichiara pacatamente Psy.  Leggendo le sue dichiarazioni, i fan hanno subito puntato il dito contro la «macchina» dello spettacolo: lo sta schiacciando - sostengono -, la fama è arrivata troppo in fretta. Ma forse, più semplicemente, la felicità ha dimensioni più profonde del successo... di Francesco D'Angelo

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