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Asia d'argento: sexy, sublime ma ridicola

L'attrice e regista pubblica l'album "Total Entropy" una raccolta di vecchi brani pubblicati in edizioni imitate e di inediti

Lucia Esposito
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Nel 1969, l'artista maudit per eccellenza Serge Gainsbourg, pubblicava in Francia il singolo Je t'aime…moi non plus, cantato in coppia con la compagna Jane Birkin. Scabroso, sensuale, ammiccante, il brano sprigiona la quintessenza dell'erotismo, tanto da essere stato bandito in molti Paesi europei per diverso tempo.  Dopo più di 30 anni, nel 2002, Asia Argento è chiamata a reinterpretare la canzone con Brian Molko dei Placebo per il progetto del fortunato dj francese Dimitri Tikovoi, Trash Palace. Seguendo i dettami del terzo millennio, alla licenziosità del brano si aggiunge l'ambiguità dei sessi e dei ruoli con un'esecuzione a parti invertite: Molko – figura androgina della musica rock – ansima in cerca del corpo dell'amato/a tra le lenzuola calde, Asia si cede e si nega con la stessa ironia beffarda che era stata propria di Gainsbourg. Non sorprende che per il primo album ufficiale, l'attrice figlia d'arte abbia recuperato Je t'aime…moi non plus, forse una delle cose migliori fatte in ambito musicale.  Total Entropy (edito dalla Nuun Records) è una raccolta di vecchi brani pubblicati in edizioni limitate e di inediti, realizzati con un parterre di artisti eclettico ed internazionale: dall'ex-compagno Morgan al noto produttore Hector Zazou, dall'indie-rocker californiano Anton Newcombe al dj tedesco Munk. Il «disordine» suggerito dal titolo è il filo conduttore del disco: come nella vita la Argento si divide tra recitazione, regia, performance in veste di dj e cantante, così il suo album spazia tra le lingue (inglese, francese e italiano) e soprattutto tra i generi, dando vita ad un pastiche a volte sublime, altre noioso e fin troppo ordinario.  Oltre al già citato episodio con il leader dei Placebo, Le sacre du printemps con Newcombe è una delle tracce migliori: una spirale psichedelica che s'avvita lenta su sé stessa scandendo un tempo che sa di morte, ben calibrato sulla voce eterea ed evocativa della cantante. Indifference, uno degli inediti registrati con Morgan, ha un vago sapore new wave anni '80 che ricorda i Depeche Mode e presenta la coppia nella loro migliore performance.  Cheese and Eggs (una lista della colazione di un albergo) e Sexodrome, infatti, rasentano il ridicolo; a meno che l'appeal smaccatamente sessuale della seconda e la pochezza dei versi della prima non siano una scelta irriverente di chi non si prende troppo sul serio, ma visti i soggetti in questione (Morgan e Asia) sembra quanto meno improbabile.  Le cose vanno decisamente meglio con Ours, rilettura del brano di Tim Burgess dei Charlatans Hours, che viene interpretata in perfetto stile sixties, con lo sguardo rivolto ai già citati cugini francesi e a Nancy Sinatra e Lee Hazlewood.  Il problema di Total Entropy è la quantità di materiale (16 brani) e l'alternanza di generi: quando Asia sussurra sensuale e ambigua quanto basta per far sentire la minaccia che si cela dietro alle labbra rosso porpora (l'incedere narcotico di Double jeu), il gioco funziona alla perfezione; ma quando spinge sul pedale della disco con pretese di maledettismo, i brani proposti non sono certo dei riempi pista (My Stomach Is The Most Violent of All of Italy). Oltre ad un'innegabile bellezza sinistra, la figlia di Dario Argento possiede un timbro incorporeo e caldo al contempo che la rende appetibile per diverse collaborazioni, ma – come al cinema, dove si annoverano interpretazioni notevoli, mentre le sue opere hanno lasciato sempre piuttosto tiepidi – pubblicare un intero album puntando su così poche carte si è dimostrato un rischio.

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