Muccino, fratelli ai ferri corti:"Tutta colpa di una donna..."
Gabriele: "Sono lontano da Silvio, c'entra una ragazza". Ma i due farebbero meglio a far pace: divisi infatti hanno perso il loro tocco magico
Ci teniamo a raccontarvi per bene la storia dei Muccino, che una volta erano fratelli della categoria «Mulino Bianco» - quelli che al mattino si spalmano la marmellata sulla fetta biscottata a vicenda e si dicono «ti voglio bene» - ma ora son passati alla categoria «Caino e Abele», quella degli infamoni Romolo e Remo, o dei fuori di melone Liam e Noel Gallagher, strimpellatori bruciacchiati degli Oasis in perenne astinenza da benzodiazepine. Ma torniamo ai Muccino. In quel tempo c'era Gabriele, e Gabriele era un regista alle prime armi, e aveva capigliatura fluente e cervello scoppiettante, e quelli che ci capiscono di cinema dicevano che era un fenomeno in erba, e infatti tutti applaudirono «Ecco Fatto» (1998), e poi «Come te nessuno mai» (1999), fino al capolavoro «L'Ultimo Bacio» (2001) e ancora «Ricordati di me» (2003), che diede il là al periodo hollywoodiano del Muccino senior. E va detto che in tutti questi film, o in quasi tutti, il fratello grande regalava spazio al piccolo: la comparsata con Silvio che limona come un forsennato la sgallettata di turno e scompare nel breve volgere di 30 secondi, la particina più impegnata, e via via spazi sempre più importanti e appassionati. E Silvio da subito si dimostra bravino nonostante la maledetta zeppola «spacca esse», e in fondo è anche un bel fighetto di quelli che le adolescenti posterizzano in camera da letto, e a un bel punto Muccino junior comincia a camminare con le proprie gambe, e recita, tra gli altri, per Veronesi in «Che ne sarà di noi» (2003) o con Verdone ne «Il mio miglior nemico» (2006). Quindi decide che può fare il regista («Parlami d'amore» del 2008, «Un altro mondo» del 2010), e a quel punto i fratelli già si sono persi di vista, non si spalmano più la marmellata a vicenda, a Natale non si fanno il regalo e men che meno si danno la pacca sulla spalla per introdurre un viscidissimo «ti voglio bene». Qualcosa si è rotto, insomma, e Gabriele non si vergogna a raccontare la sua verità, ci spiega perché «piccolo» e «grande» sono finiti per diventare estranei della peggior specie. Lo scrive per esteso sul suo profilo Facebook: «In pochissimi sanno di chi stia per andare a parlare. Ma poco importa. Si tratta di una ex adattatrice di dialoghi, improvvisata scrittrice di discutibile talento che ha sequestrato e rovinato il talento e (opinione personale) la vita di un promettentissimo ragazzo e attore dall'altrettanto promettente futuro a cui ero (sono ancora) profondamente legato nonostante non lo veda nè lo senta da troppi anni. E certo non per mia scelta. (...) Lei e il giovane ragazzo, che l'ha seguita immolandosi per lei come un kamikaze, si sono fatti (...) terra bruciata intorno, con tutti e dico letteralmente tutti. (...) La signora in questione mi ha querelato per averla definita scrittrice senza talento. (...) Lo dico per te, Signora Carla (...) scomodare un Pm per il tuo ego ferito, è cosa meschina e rideranno di te ancora di più appena volterai le spalle (...) Evitati questa ulteriore squallida figura. Lo dico non per te, ma per non trascinare con te quel ragazzo a cui tengo ancora moltissimo e che ti segue da anni senza più sapere dove sia finito e come (...). Sono curioso di vedere il loro prossimo film! Gli artisti si misurano con le loro opere. (...) Ho amato e amo mio fratello come il giorno in cui lo vidi nascere e come amo i miei figli, anche se per sua assoluta richiesta, senza che ci sia stata mai una lite, un diverbio, nulla, ha interrotto i rapporti con chiunque amico avesse un tempo, con qualunque familiare e persona di mia conoscenza. Non lo vedo da 8 anni. Domani sarà un altro giorno. Il vento porterà aria nuova e io giocherò con mia figlia. Amatevi. È la cosa più bella che mi viene da dire». Ammazza, roba forte. E quindi veniamo a sapere che la colpa sarebbe - parola del regista hollywoodiano - di Carla Vangelista, sceneggiatrice di 50 anni e un figlio (oltre che moglie di valido sceneggiatore), vicina a Silvio non si sa bene fino a che punto, lui che di anni ne ha appena 31. Fatto sta che la separazione ha fatto male a entrambi i Muccini, il registone che dopo il bel successo de «La ricerca della felicità» non ha più stuzzicato le penne dei critici; e il registino che attualmente sembra più che altro impegnato a ritrovare se stesso ma non certo i suoi affetti. E non sono di sicuro affari nostri, ma a noialtri cresciuti a pane e «C'è posta per te» piace pensare che un giorno Maria apra la famigerata bustona e dietro compaiano i due fratelli romani, felici di sciogliersi tra abbracci e lacrime. E che facciano un bel film insieme, magari. Ma questo, in fondo, non è poi così importante. di Fabrizio Biasin