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Jerry Calà, il riscatto del vecchio yuppie: così sono risorto

Eliana Giusto
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Sold out ieri sera al teatro Nuovo di Milano per lo show di Jerry Calà dal titolo Non sono bello... piaccio, che dopo le tre repliche della scorsa stagione , è tornato sul palco per raccontare 40 anni di carriera in due ore di grande spettacolo. Prossimo appuntamento il 9 febbraio, ancora al Nuovo, una richiesta che è venuta dagli organizzatori e dal pubblico. Un ritorno vincente, quello del mitico Jerry, nonostante gli innumerevoli tentativi di imitazione. Il tour prosegue in altre località italiane, un appuntamento imperdibile anche dal punto di vista umano per tutti coloro che hanno amato il suo cinema e le sue canzoni. Jerry, come si fa a rimanere ancora a galla dopo 40 anni? «Vengo da una città dove lavorare non è un hobby, ma quasi un atto dovuto. In tutti questi anni, non ho mai mollato. Non mi sono arreso e sono rimasto me stesso. Altro che i comici di oggi, che vorrebbero sfondare subito. Ci vuole forza e creatività e sopratutto bisogna credere in ciò che si fa. E il pubblico milanese lo ha capito dimostrandomi un grande affetto. Applausi in piedi: questa è stata una grande festa, un bel ritorno». Sembra anche una buona idea mettere in scena la propria vita, giusto? «Sì, è un tuffo al cuore. In due ore racconto la storia d'Italia tra musica e cinema. Vengo dai Gatti del vicolo Miracoli, anni che hanno fortificato tutti noi. È da lì che comincio, per poi passare a personaggi indimenticabili come Cochi e Renato, e quelli che non ci sono più come Battisti, Dalla, Califano. Ospiti a sorpresa Ninì Salerno ex Gatto e Silvia Annichiarico, corista di Renzo Arbore. Seguo il percorso musicale con le colonne sonore dei film che ho interpretato: da Sapore di Mare a Vacanze di Natale». A proposito di film, qual è quello che ha amato di più? «Il mio film preferito è Un ragazzo e una ragazza, di Risi, girato tutto a Milano. Erano gli anni '70 e recitavo con Marina Suma. Era una storia divertente e anche un po' romantica. Quei film ti lasciavano qualcosa dentro. Interpretavamo personaggi normali, anche se un pò immaturi, ma dove tutti i giovani si rispecchiavano, e ridevano delle piccole gag. E gli errori, venivano perdonati». Come ha fatto a promuoversi senza la televisione? «Non saprei spiegare il motivo, in verità. I miei tour vanno da Milano all'Etna e sono sempre tutti esauriti. Potrebbe spiegarsi con il fatto che sono molto radicato nel mondo dello spettacolo». E con i giovani che sono i primi ad acquistare i biglietti, come la mettiamo? «In tv vanno i miei film, si vede che ho seminato bene». Il complimento che le fanno più spesso? «Mi definiscono icona on the road. Mi piace, del passato e del presente, non rinnego nulla. Oggi, sicuramente i film sono fatti meglio, ma molte storie non convincono. Le nostre, rimanevano nella mente». Rimpianti? «No, farò ancora cinema. Il progetto è quasi pronto. Sarà una bella commedia molto divertente che si girerà a Roma. Ci sto lavorando». Una battuta sulla politica. Cosa manca oggi, rispetto agli anni passati? «L'entusiasmo. C'era la voglia di fare, nel bene e nel male. Oggi, noi vecchi yuppies, possiamo solo dire che dobbiamo rimboccarci le maniche e non aspettarci mai troppo dagli altri. Ma questa Italia, anche così com'è, si ama ugualmente. C'è brava gente, e ci sono giovani preparati che ci fanno onore». di Annamaria Piacentini

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