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Il diritto al fidanzato:l'ultimo show british

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Ecco "The Undateables": il reality inglese che trova l'anima gemella agli "inaccoppiabili". Una speranza per tutti i disabili (giunta alla seconda serie)

Andrea Tempestini
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di Fabrizio Biasin C'è un tizio, un inglese, tale Brent, 21 anni e un coraggio bestiale, che non smette di dire parolacce. Mai. Porco di qua, porco di là, li mortacci tua (in salsa inglese) e via andare. Sia chiaro, il buon Brent non è un portuale di Dover cui hanno ucciso il gatto, semplicemente deve convivere con la sindrome di Tourette, una rottura di balle che si traduce in problemi neurologici e tic di ogni genere. Brent poteva mangiarsi le pellicine delle unghie come tutti, e invece spara bestemmioni a raffica. E quando la trova una fidanzata uno così? Mai, neanche in un'edizione speciale del Grande Fratello dedicata ai migliori smoccolatori delle passate edizioni.  La fortuna di Brent si chiama «The Undateables», il reality che dà una speranza agli «inaccoppiabili», che poi sono i disabili, i disagiati, i brutti veramente brutti, più della Bindi appena sveglia, di Iapino, di Lurch degli Addams, son quelli che nella vita normale non troverebbero con chi flirtare neanche andando sulla statale a mezzanotte con una mazzetta di cento euro.  La faccenda è spinosa, si rischia di essere indelicati, ingiusti, razzisti, perché ci vuole un attimo a sbattere il mostro in prima pagina e a prendersi gioco di quelli lì. Non tra i sudditi della regina però, non a «Channel 4», il canale inglese che dà una speranza alle minoranze e lo fa senza falsa morale, senza stucchevole buonismo, senza frasi dette con sguardi contriti come dire «poverini questi qua, adesso troviamo loro un mostriciattolo con cui passare una vita miserabile». Niente di tutto questo. «The Undateables» ti sbatte la verità in faccia. Hai un problema serio? Ti rivolgi all'agenzia matrimoniale specializzata «Stars in the Sky» e lì si tenta il miracolo. Tu dici quello che piace a te e vediamo quello che si può fare (certo, magari meglio non urlare «porca la miseria voglio Sharon Stone!» entrando in agenzia). A volte (poche per la verità) si esce tra disagiati, altre volte (la maggior parte) il «paziente» prova a far breccia nel cuore di comuni soggetti interessati. E quindi c'è Sarah, 24 anni, un ictus maledetto le ha strizzato il cervello che ne aveva 19. Da quel momento parla male, si impappina, fa in continuazione la figura di Luca Giurato dopo tre giri di Vov. Ebbene, anche lei ce l'ha fatta e ora si gode il suo meritatissimo fidanzatino. Dice: «Troppo facile, in fondo Sarah è una biondina di 24 anni davvero niente male». Già, ma allora che dire di Michael, autistico, disadattato vero, di quelli che guardano il mucchio di stuzzicadenti caduti per terra e ti dicono «sono 123». E tu li conti e sono davvero 123. Solo che per il resto del tempo tace, non si relaziona, fa fatica a parlare con la mamma, figuriamoci con una ragazza con due bocce così. Ecco, anche Michael ha diritto a vedersi un dvd sul divano abbracciato alla sua lei, ha diritto a litigare perché s'è dimenticato i cioccolatini nel mesiversario della prima margherita colta insieme al parco, ha diritto a star male come un cane quando arriverà il momento del «Michael, non sei più quello di una volta e a dirla tutta ora mi piace Oronzo».  C'è il rischio di spettacolarizzare i problemi, di trasformare il tutto in qualche becera trasmissione nostrana di quelle con nani ingolfati di paillettes, perché si sa, il «diverso» fa impennare lo share.  Anche a «Channel 4» nella prossima puntata ci sarà una nana, Samantha, ma davvero la tratteranno come una tizia qualunque. Non le diranno «Sammy cara, sei diversamente bassa però ti vogliamo bene lo stesso», ma «Sammy svegliati che anche per te è ora di limonare al cinema!». Certo, poi toccherà a Heather, colpita dalla sindrome di Asperger (una malattia rognosa che ti porta a ripetere ossessivamente un gesto qualunque) e soprattutto a Steve, un ragazzone col coraggio di Chuck Norris che ha la faccia deformata a causa della sindrome di Crouzon. Roba forte, ma solo per quelli che pensano che il Mulino Bianco esista davvero (e sono tanti). Steve, la faccia, ce la mette volentieri, e nessuno in Inghilterra si indignerà (la prima edizione - seguitissima - è piaciuta anche a quelli del Moige fish and chips). Steve ha voglia di «provarci», magari rimedierà un due di picche, magari invece finirà all'Ikea la domenica pomeriggio a cercar comodini con la sua lei. E addio birrona al pub. Pensaci bene Steve...

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