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Anche se ha copiato non paga. La Siae: "Non ci possiamo fare nulla"

Adriano Celentano

La Società italiana degli autori ed editori risponde alle domande di Libero sul presunto plagio di Chopin del Molleggiato

Andrea Tempestini
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  di Giovanni Luca Montanino Il sospetto, si sa, è peggio di un tarlo e la questione è ormai nota, non solo ai nostri lettori: il presunto plagio di Adriano Celentano ai danni del compositore Chopin. L'evento della stagione televisiva e musicale si è ormai concluso e non ha certo deluso le aspettative: dopo 18 anni di astinenza dai live, Celentano ha fatto il botto di ascolti con il suo spettacolo Rock Economy e affollato l'Arena di Verona. Il pubblico si è emozionato, intonando Il ragazzo della via Gluck e altri successi; i vertici di Mediaset hanno gridato al miracolo. Una festa, insomma, per gli appassionati di musica di tutte le età, su cui, però, aleggiano alcune ombre.  La disputa sui diritti - Il pianista Nazzareno Carusi, infatti, ha rilevato una somiglianza tra un brano dell'ultimo album del molleggiato - Ti penso e cambia il mondo - e il Preludio op.28 n.20 di Chopin. Carusi, per dimostrare la propria tesi, ha pubblicato in rete un video in cui esegue la canzone di Celentano. Il filmato è stato visto da alcuni compositori e insegnanti di musica, come Glauco Venier ed Emanuele Casali, i quali hanno notato che la struttura armonica è stata presa «pari pari» da Chopin. Il punto è che il compositore non viene citato nei crediti di Ti penso e cambia il mondo: un'omissione che qualunque cultore dell'arte deve trovare imperdonabile. Posto che i diritti patrimoniali sulla musica di Chopin sono ormai decaduti (essendo lui morto da un pezzo) e che chiunque è libero di trarvi ispirazione, in quanto di dominio pubblico, è possibile appropriarsene senza nemmeno menzionare l'autore originale?  L'esperto - Lo abbiamo chiesto al direttore della sezione musica della Siae, Antonio Coluccini: «Adriano Celentano non è autore del brano in questione, ma ne è solo l'interprete; il che lo rende estraneo al problema. Luigi De Crescenzo (Pacifico) ha ideato il testo del tutto originale di Ti penso e cambia il mondo, mentre i Signori Saggese e Lipson hanno firmato le musiche». E proprio le musiche, in particolare la struttura armonica, sono l'oggetto del presunto plagio: «Matteo Saggese e Stephen Lipson - ha continuato Coluccini - , gli unici ai quali si potrebbe ricondurre l'eventuale derivazione da Chopin, sono iscritti alla Società di autori inglese Prs, presso cui hanno depositato l'opera (è iscritto alla Siae solo l'autore del testo, Pacifico). Va detto che, in relazione al deposito e alla tutela delle elaborazioni di brani di pubblico dominio, le normative delle varie società di Autori si differenziano notevolmente tra loro. Nel caso concreto, la consultazione dell'archivio internazionale delle opere (Fasttrack) evidenzia che il brano Ti penso e cambia il mondo è stato dichiarato in Prs come opera originale e non come elaborazione. Ciò fa supporre che nessuna questione sia emersa presso la Prs». L'autorità giudiziaria - E l'italiana Siae non può farci niente? «La normativa della Siae è diversa, ma non opponibile alla Consorella Prs nei confronti dei suoi aderenti. La Siae classifica e tratta in modo differente le opere originali rispetto alle elaborazioni di opere di pubblico dominio. Queste elaborazioni sono accettate, in tutela dalla Siae, previo parere positivo di una specifica Commissione Tecnica che, accertata nel brano la presenza di elementi di creatività, assegna una quota di diritti d'autore correlata al grado di creatività riscontrato. Tornando allo specifico caso di Ti penso e cambia il mondo, dato che gli autori della musica non sono associati alla Siae, va da sé che non possano essere assoggettati alla normativa ed ai criteri adottati dal nostro Ente sul deposito delle elaborazioni». La Siae, dunque, non può accertare, ma nemmeno escludere il plagio. «In ogni caso - ha concluso Coluccini - l'accertamento di usurpazione della paternità dell'opera, ovvero di forme di plagio, non compete alla Siae ma all'Autorità Giudiziaria ordinaria, che decide all'esito di complesse verifiche e valutazioni tecniche».  

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