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Ferrari, la cacciata di Maurizio Arrivabene e il ruolo di Kimi Raikkonen: un dramma a Monza

Davide Locano
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La rivoluzione in Ferrari è stata servita lunedì 7 gennaio, il giorno successivo all'Epifania: addio al team principal Maurizio Arrivabene, al suo posto il progettista dell'auto Mattia Binotto, l'uomo che volle Sergio Marchionne. La convivenza tra i due, è cosa nota, non era affatto semplice. Tanto che secondo retroscena di stampa Binotto avrebbe posto un vero e proprio diktat ai vertici del Cavallino: "O me o Arrivabene". E la Ferrari ha scelto lui. Ma quando i dissapori tra l'ex team-principal e Binotto sono esplosi? Secondo quanto riporta Repubblica c'è una data cruciale. Si deve tornare all'ultimo gp di Monza, tragico per Maranello. Dopo aver dominato in Belgio la Ferrari era attesa alla vittoria in casa. E il giovedì pre-gara, con una tempistica piuttosto folle, Arrivabene comunicava il mancato rinnovo di contratto a Kimi Raikkonen. Risultato? Il finlandese reagisce con una brutale pole, Vettel secondo. Leggi anche: Flavio Briatore, l'ultima bastonata ad Arrivabene Dunque Arrivabene sceglie di non dare ordini di scuderia al via. "Ho piloti, non camerieri". La posizione a Seb, nel caso, Raikkonen la avrebbe lasciata dopo. E infatti Raikkonen non lascia strada alla partenza, Vettel prova a superarlo ma colpisce Lewis Hamilton, il quale vincerà poi la gara. La Ferrari sprofonda. E Binotto riflette sull'errore, oggettivamente imperdonabile, di Arrivabene. Anzi, sul doppio errore: la comunicazione a Raikkonen e il mancato ordine di scuderia. Il rapporto, insomma, si rompe in modo insanabile. Arrivabene reagirà, puntando il dito contro il declino tecnico della vettura. Addirittura in Giappone darà esplicitamente la colpa al muretto, ovvero a Binotto. Ma Arrivabene, lo si è scoperto soltanto poche ore fa, avrebbe perso questa guerra. E forse, ora, ripensando a quanto accaduto e al suo ruolo, Raikkonen si starà facendo una mezza risata...

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