Che tempo che fa, Fabio Fazio e Luciana Littizzetto: marketta spudorata e non segnalata in prime time su Rai1
Probabilmente è un problema mio, ma certe scelte di Fabio Fazio io proprio non le afferro. Domenica scorsa, nella prima parte di Che tempo che fa (Rai Tre, prime time), Fabio aveva appena finito di ravanare nella vita opere e omissioni dell'economista Cottarelli sulla legge di bilancio e del professore Burioni sui vaccini. Due ottime interviste, peraltro. Peccato che nella seconda parte Fabio sia inciampato in una gaffe commerciale spacciata per sketch comico. È accaduto questo. Alla fine del suo siparietto, Lucianina Littizzetto ha finto di bruciare dei soliti ardore e passione irrefrenabili. E, all'improvviso, a sostegno dell'ormone selvaggio, la signora ha invocato in studio la presenza di virili maschi italiani. Sicché prima s'è materializzato l'attore che impersona Capitan Findus («L'uomo che non si taglia con un grissino ma ci vuole la motosega»); e dopo, a seguire, in una scena paradossale, hanno fatto placida irruzione «gli artigiani della qualità» ovvero i due testimonial di una nota marca di divani che inonda di spot ciclici tutti i palinsesti. La Litti, introducendoli, ha commentato «Ho bisogno di qualità, del 2x1», aggiungendo «questi sono già in promozione per Natale. Se si addormentano di notte sul divano non puoi dirgli niente, se li sono costruiti loro...». Leggi anche: "Forte di prostata": Littizzetto, la battuta (molto) spinta E, davanti a un Fazio moderatamente spiazzato, ha descritto le mani callose degli artigiani, la loro laboriosità; il tutto fingendo di cazziarli; «non possiamo comprare divani ogni giorno». No, Litti, non possiamo. Come non possiamo pensare che il servizio pubblico faccia una marketta così spudorata a quell'ora camuffandola da scena comica, in una situazione palesemente posticcia. Specie considerando che, prima, in un editoriale sulla Stampa, la Lucianina aveva usato il termine «artigiano della qualità» fuori contesto. No. Non possiamo pensare allo spottone. Trattasi, certamente, di una gaffe involontaria infilata in una contorta citazione di cultura pop. Certo, non è la prima volta. Certo, fossimo l'ad Fabrizio Salini e il presidente Marcello Foa, i palafrenieri del «nuovo corso», qualche domanda ce la porremmo. Oppure potrebbe essere davvero uno spot voluto da Rai Pubblicità; ma in quel caso, non dovrebbe essere segnalato? Chiedo...