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Che tempo che fa, Carlo Cottarelli rovinato da Fabio Fazio? La bordata: "Il prof ridotto a soubrette e deriso"

Cristina Agostini
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Perché Carlo Cottarelli fa così? Un uomo tanto serio ha consumato in quattro e quattr' otto il suo prestigio fino a diventare lo zimbello universale, bersaglio facile di anime opposte su tutto, come Maurizio Gasparri (Forza Italia) e Gianluigi Paragone (Movimento 5 Stelle), ma convergenti nel tirargli pallate sull' austera nuca professorale, come fosse il cranio di un monellaccio screanzato. Leggi anche: "Lavaggio del cervello. E ci dica se quei soldi...": terremoto su Fazio Lo chiameremo l' effetto Fabio Fazio. Il noto conduttore di passo lento della domenica sera su Rai 1 è ormai evidente che, con modi suadenti, riesce a iniettare una specie di silicone, una pozione vischiosa di lampone, nelle menti arrivate lì brillanti e libere, mummificandole. Inesorabile come la morte egizia, Fazio colpisce le grosse prede che si fanno ingolosire dalla popolarità e dalla grana, e finiscono insaccate nella tela di ragno di Che tempo che fa, trasformati in professori citrulli a far da guardia alle mutande della Luciana Litizzetto e alla bocca di rosa di Roberto Saviano. Diventano ragazze pon pon in calzamaglia, al servizio della propaganda di una sinistra slabbrata, come le vecchie bottiglie di rosolio. Che brutta fine, caro Cottarelli. IL PIÙ AMATO - Fino a qualche mesi fa, al solo sentir pronunziarsi il suo nome che ricorda tanto gli amori dell' adolescenza, s' inchinavano tutti con rispetto e insieme allegria. Dai renziani ai grillini, passando per i berlusconiani. Le sue forbici erano desiderate come quelle del Barbiere di Siviglia, tutti lo vogliono, tutti lo cercano, è un tagliaspese di qualità, di qualità (due volte). Dal Fondo monetario mondiale (Fmi) il governo a guida Enrico Letta gli aveva chiesto la mappa degli sprechi, onde dirigersi con la fiamma ossidrica per eliminarli. Lui fornì l' elenco, preciso, a cui il sole 24 ore dedicò tre puntate perché c' era proprio tutto, nomi di enti e di servizi, con risparmi al centesimo: 34 miliardi in tre anni. Mica noccioline. Risorse sufficienti per tagliare tasse generando sviluppo. Non denari da togliere ai poveri o ai ricchi, ma alla palude putrescente del parassitismo. Le lodi sono arrivate da tutti, davvero di cuore, scappellamenti con le piume. Il problema è che chiunque avesse adottato quei provvedimenti avrebbe certo prosciugato le rendite di posizione e i privilegi delle caste, diventando benemerito per i posteri, ma i contemporanei gli avrebbero, questa Italia di parassitismi e corporazioni, sforbiciato i consensi e forse anche là sotto. Logico che tutti lo vollero, ma non se lo pigliò nessuno. Ora che è successo? Tutto cominciò quando, visto che era una specie di eroe senza macchia e senza paura, il presidente Sergio Mattarella lo incaricò di formare un governo della disperazione. Non ci voleva entrare nessuno, e tutti i partiti comunicarono che avrebbero votato contro. Arrivò alla Camera con un trolley come un profugo. Convinse Mattarella a ripiegare su Giuseppe Conte, perché altrimenti l' insuccesso rischiava di dargli alla testa. GRILLO PARLANTE  Da quel momento, siccome si appurò che non avrebbe fatto male a nessuno, e che le sue prediche sarebbero state un esercizio letterario, se lo contesero tutti. È diventato un Grillo parlante sulla Stampa, dove scrive poderosi editoriali su cui magari bisognerebbe lavorare un po' di forbici per evitare sprechi di parole; e lo ha selezionato l' occhio furbo di Fabio Fazio, convinto che il Cottarelli, avendo avuto la benedizione di Mattarella, e godendo forse della benevolenza della maggioranza di governo, per aver acceso il semaforo verde per Conte, avrebbe giovato alla sua propria causa. Fatto sta che la Rai ha annunziato la presenza fissa del professore per 32 puntate. A pagamento? Certo, e ci mancherebbe. Non si capisce perché dovrebbe farlo gratis. Il problema non è che sarebbe uno spreco di soldi ma di Cottarelli, la dissipazione in paillettes di uno bravo. Chi chiama poi la prossima volta Mattarella al Quirinale per fare il governo, se il "Cotta" diventa una soubrette di Fazio? Prima tocca a Orietta Berti o prevarrà nel Toto nomine Nino Frassica? IL GRANDE SPRECO - Noi, al di là delle motivazioni politiche riferite al fatto che parlerà di economia senza contraddittorio, e non va bene, sconsigliamo al Prof di rovinarsi la reputazione per un pugno di dollari e qualche invito di vecchie dame. Da riserva della Repubblica (ancora la settimana scorsa Augusto Minzolini evocava il sito nome per un governo di emergenza: Dio ce ne scampi) a titolare in una squadra di comici, diventerebbe lo spread di se stesso, una fontana inutile di saggezza, che versa i suoi meravigliosi spruzzi di scienza nella pozza delle banalità ridanciane, consumandosi come una meteora, una specie di Alan Friedman, un Don Lurio delle coreografie economiche, che sventola il portafoglio accanto a chi agita le mutande. di Renato Farina

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