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Trapianti e cerette, quando l'uomo vanitoso scivola nell'ossessione
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Bei tempi quando gli uomini (intesi come sesso maschile), per giustificare i primi e inevitabili accenni di decadimento legati all’età, si aggrappavano a curiose teorie pseudoscientifiche tipo «la calvizie è sintomo di virilità» (secondo alcuni esperti però sarebbe davvero legata legato all’eccesso di testosterone, eh) o a meravigliosi proverbi dialettali come il romanesco «Omo de panza, omo de sostanza». Bei tempi, sì, perché era un modo molto paraculo e un po’ patriarcale - di ribaltare tutto trasformando i difetti maschili in pregi, ma tutto sommato era anche una forma di accettazione dell’evidenza. E dell’invecchiamento. Poi, però, sono iniziati i primi scricchiolii di genere: distinti vecchietti che hanno iniziato a tingersi goffamente i capelli, irriducibili Peter Pan che si sono buttati nei parrucchini e nei trapianti in Turchia, coraggiosi goderecci che pur di non fare rinunce hanno optato per la liposuzione e infine, come in un vortice di decadimento morale, sono arrivati i dannati tempi moderni. Devastanti, fantozziani. Quelli dei centri estetici maschili, delle cremine per la pelle, delle lampade abbronzanti, delle diete più folli e dello sport come malattia, tanto per fare qualche esempio. Droghe mentali, se portate all’eccesso, dalle quali è difficile uscirne.
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Ne sa qualcosa, purtroppo per lei, una donna di 41 anni, residente a Valentano, in provincia di Viterbo, che ha visto il marito trasformarsi - ossessionato dalla forma fisica - fino a diventare (secondo la sua testimonianza) insopportabile, violento, folle. Il racconto della povera moglie, anzi ex visto che il matrimonio (i due si erano sposati nel 2011 e hanno tre figli di 6,12 e 13 anni) è ovviamente andato a schiantarsi, arriva dalle aule di tribunale dopo che il marito narciso di 51 anni è stato denunciato per maltrattamenti in famiglia. «Dovevo fargli la ceretta tutte le sere - ha spiegato la donna davanti ai giudici (prossima udienza il 14 ottobre) -, altrimenti erano urla e scatti d’ira. Si trasformava e diventava furioso, facendo saltare la cena dal tavolo sbattendo e rompendo porte e finestre. Dovevo pure lavargli i capelli: lunghi e ricci, ogni volta era un dramma perché diceva che glieli facevo male. Rientrava da lavoro, cenava, si faceva fare la ceretta e alle 21 si metteva a dormire. Fino a mezzanotte, quando si svegliava e faceva ginnastica fino alle 6. Poi andava a lavoro. Un’ossessione continua».
L’uomo, che lavora nel campo della riabilitazione, aveva trasformato la cura del corpo in una fissa. E, sempre secondo le accuse, era diventato violento.
«Mi ha scaraventato una sedia dietro alla schiena. Mi ha presa per il collo, ha stretto e provato a soffocarmi: io per difendermi l’ho afferrato ai genitali - ha detto ancora l’ex moglie, parte civile al processo -. Era arrivato anche a ricattarmi: quando dovevo partorire col cesareo il terzo figlio mi ha detto che se non facevo spostare l’intervento chirurgico in modo che prima potesse allenarsi non sarebbe venuto in ospedale. Infatti non è venuto. Una sera il bambino si è sentito male e lui si è arrabbiato perché era l’orario in cui doveva lavarsi i capelli. E poi non veniva mai a battesimi, matrimoni, compleanni dei figli. Doveva fare sport, andare in bicicletta. Io ero come una vedova, sempre sola coi bambini». Già, la bicicletta. Altra attività sportiva diventata mania e portata all’eccesso. «Non gliene bastava una, si è comprato ottomila euro di mountain bike. Più tutti gli accessori più costosi. Spendeva per sé e per lo sport tutto il suo stipendio. Lui sperperava i soldi mentre io dovevo farmi aiutare dai miei genitori e arrangiarmi con mille lavoretti».
La denuncia della donna risale al 2021, ma gli episodi contestati sarebbero iniziati già nel 2016. E quando, nel 2020, lei ha chiesto la separazione, la situazione sarebbe diventata ancora più ingestibile. «Lo trovavo ovunque andassi e mi offendeva. “Sei un zozza”, mi diceva. Mi minacciava con frasi del tipo “Non sai che ti faccio”. Ad agosto 2020 ha anche tentato il suicidio davanti ai figli. Voleva buttarsi dalla terrazza, un volo di 25 metri. L’ho tirato dentro con l’aiuto dei vicini. Poi sulla porta d’ingresso di casa ho trovato scalfite delle croci: è la rabbia nei miei confronti per la separazione. Io mi sono resa conto delle manipolazioni solo dopo averlo lasciato: ero diventata schiava di un uomo che mi ricattava per fargli la ceretta». Altro che calvizie e “panza”...
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