Congo, malattia misteriosa: i risultati dei primi test. Cosenza, secondo caso sospetto in Italia
Si torna a parlare della malattia misteriosa che si è manifestata in Congo, un'epidemia che ha colpito almeno 416 persone, causando 31 decessi nel distretto sanitario di Panzi, una remota area della Repubblica Democratica del Congo. Se ne parla per i risultati di una prima indagine e per un secondo caso, a Cosenza, finito nel mirino delle autorità italiane. Secondo le prime indagini, la malaria potrebbe essere una delle cause principali, anche se non è esclusa la presenza di altre patologie.
Il direttore generale dell’Organizzazione della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha spiegato che dei 12 campioni inizialmente raccolti, 10 sono risultati positivi alla malaria. Tuttavia, per identificare con certezza la causa o le cause del fenomeno, verranno effettuati ulteriori test su nuovi campioni. Alcuni campioni inviati al laboratorio nazionale di riferimento a Kinshasa sono arrivati in condizioni compromesse a causa di un viaggio su strada durato due giorni, rendendoli inutilizzabili.
La malattia non ancora identificata sta mettendo in ginocchio la zona sanitaria di Panzi, situata nella provincia di Kwango, e ha iniziato a diffondersi anche in aree limitrofe, come Kitenda. L'allarme è stato lanciato martedì dall’amministratore del territorio di Kasongo-Lunda. "Ci sono ancora molti decessi e molti casi. La preoccupazione è anche che la malattia si diffonda in altre zone sanitarie dove si sono già registrati altri casi", ha dichiarato Arsène Kukangidila, amministratore del territorio di Kasongolunda.
I sintomi riscontrati comprendono forti mal di testa, tosse, febbre, difficoltà respiratorie, dolori muscolari e anemia. A essere maggiormente colpiti sono i bambini al di sotto dei 14 anni. L’area interessata si trova in una condizione di estrema vulnerabilità: il 40% della popolazione soffre di malnutrizione e la copertura vaccinale è estremamente bassa. La situazione è ulteriormente aggravata dalla presenza di un’epidemia di mpox e dalla diffusione dell’influenza stagionale, che stanno colpendo contemporaneamente il Paese.
In questo contesto, come accennato, l'Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute fanno sapere di aver messo nel mirino un secondo caso, dopo quello di Lucca. Si tratta del caso, sotto la lente, di una persona rientrata dal Congo con febbre e dolori: i campioni sono stati prelevati all'ospedale di Cosenza e inviati allo Spallanzani di Roma, dove saranno analizzati nei prossimi giorni.
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La paziente è una donna che aveva lavorato a Kinshasa, proprio come l'uomo di Lucca e sempre nella ristorazione. Abitava dunque a 700 chilometri dalla regione dove ha colpito la malattia misteriosa. Rientrata in Italia dieci giorni fa, è stata ricoverata: le condizioni sono poi migliorate e ora sta bene. Ma poiché era rientrata dal Congo e poiché non era stata possibile una diagnosi, si è deciso di proseguire con i controlli di laboratorio.
Sullo sfondo si attende che l'Oms chiarisca cosa sta succedendo in Congo. Dal ministero della Salute, però, fanno sapere che non c'è "nessun allarme, soltanto verifiche" sui casi di Lucca e di Cosenza. A tranquillizzare il fatto che i due non si siano mai avvicinati all'area del focolaio, che si trova nel sud-ovest del Paese africano. E ancora, i due sono guariti senza troppi problemi e non hanno contagiato le persone vicino a loro. Come detto, la decisione di fare analisi è soltanto precauzionale, come ribadito dalle autorità.
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