Riscaldamento globale, lo studio: verso l'invasione degli insetti tropicali, quali malattie porteranno
Quello che si appresta a finire verrà ricordato come il secondo inverno più caldo dal 1800. Ma in realtà l'inverno 2019-2020 non è mai stato percepito. L'anno appena trascorso si è concluso con 1 grado in più rispetto alle temperature medie annuali; mentre il decennio che ci siamo lasciati alle spalle è stato il più caldo di sempre. Nell'edizione cartacea del 18 febbraio, Il Giorno elenca le nefaste conseguenze del riscaldamento globale sulle attività umane, tra cui l'agricoltura. La siccità di quest'inverno ha condotto ad un aumento degli incendi e a maggiori difficoltà nelle coltivazioni, con conseguenze senza precedenti sulla raccolta dei frutti e sulla fioritura di alcune piante. Per approfondire leggi anche: Riscaldamento globale, Nicola Scafetta: "Dietro la mano dell'alta finanza, mira a far soldi con l'emergenza" Un dato emblematico è la diminuzione del 75% della piovosità in Umbria rispetto all'anno 2018. L'Europa meridionale, in particolar modo l'area mediterranea, è una delle zone più colpite dal riscaldamento globale. "In Europa meridionale la produttività delle colture non irrigue come il mais, il frumento e la barbabietola dovrebbe diminuire fino al 50% entro il 2050 e il valore dei terreni agricoli scenderà in alcune zone dell'80%", scrive in un rapporto l'Agenzia ambientale europea. Dovremmo affrontare, riferiscono gli esperti, un'invasione epocale di insetti tropicali, come la cimice cinese, il punteruolo rosso e la xylella, già passata alla cronache per i danni recati agli ulivi pugliesi. Con l'arrivo dell'estate, questi insetti potrebbero migrare verso il nostro Paese, trasportando malattie e virus debellati in passato, come la malaria. Intanto le aziende agricole del Nord Italia si leccano le ferite da cimice cinese, che "nel 2019 ha causato a 48 mila aziende agricole danni per 650 milioni di euro", colpendo perlopiù le coltivazioni di alberi da frutto e ortaggi.