Cancro al pancreas, il "big killer" dei tumori: i "campanelli d'allarme", cosa lo provoca e come scoprirlo
Il cancro al pancreas è considerato il "big killer" dei tumori, con 13.500 casi in Italia nel 2019, riporta il Corriere della Sera, in aumento così come i numeri dei decessi. Tre quarti dei malati muoiono entro un anno dalla diagnosi e a 5 dalla scoperta della malattia soltanto 8 su 100 sono ancora vivi. Leggi anche: Ictus, la soluzione è un catetere nel cuore? "È un tumore complicato per la sua biologia infida e non prevedibile - spiega al Corsera Stefano Cascinu, ordinario di Oncologia Medica all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano -. Per questo motivo la diagnosi dev'essere davvero precoce: parliamo di dimensioni non superiori a 1-2 centimetri". Bisogna lavorare sul fattore di rischio: gli individui con maggiore probabilità di svilupparlo sono quelli "nei cui familiari di primo grado ci sono stati due o più casi di malattia, oppure nelle famiglie in cui ci sia una alterazione dei geni BRCA1 e 2, che sono tipicamente associati a tumori della mammella e dell'ovaio, ma che presentano anche un rischio, seppure minore, per neoplasie pancreatiche", conclude il dottor Cascinu. Inoltre, l'insorgere del diabete a 50 anni o più "potrebbe nascondere una neoplasia pancreatica. E questa diagnosi potrebbe essere davvero precoce". Secondo Giampaolo Tortora, oncologo medico direttore del Comprehensive Cancer Center della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma, "3 casi di cancro al pancreas su 10 sono causati dal tabacco e l'obesità aumenta il rischio di questa malattia. Per cui non fumare, seguire una dieta sana, stare alla larga dai chili di troppo e mantenere una moderata e costante attività fisica sono 4 azioni semplici e importanti". Tra i sintomi sospetti, oltre al diabete, occorre fare attenzione anche al dolore persistente nella zona dello stomaco o a livello della schiena al punto di passaggio tra torace e addome, a un importante calo di peso non giustificabile, a steatorrea (feci chiare, oleose, poco formate, che tendono a galleggiare), comparsa di trombi nelle vene delle gambe o diarrea persistente non spiegata da altre cause". Al Congresso Europeo di Oncologia Medica di Barcellona, uno studio italiano su 124 pazienti ha individuato la possibilità di ridurre il rischio di metastasi di circa il 25% con una combinazione di chemioterapia (gemcitabina e Nab-paclitaxel).