Prostata ingrassata o che non funziona, il drammatico errore commesso dal 75% degli uomini
L'avete vista tutti. È quella pubblicità televisiva nella quale un uomo di circa 60 anni ha necessità di alzarsi più volte la notte per urinare, e quando rientra in camera la moglie si sveglia, e lui inventa una scusa, pur di non confessarle il suo intimo problema. Un tipico atteggiamento maschile dettato dal pudore, ed un errore grave, perché i disturbi urinari non dovrebbero essere banalizzati o declassati a semplici fastidi legati all' età, in quanto, se venissero curati già al loro esordio, si otterrebbe un ritardo di almeno un decennio degli importanti ed invalidanti effetti collaterali. Oggi oltre 6 milioni di italiani over 50 sono colpiti da ipertrofia prostatica benigna, un ingrossamento della prostata che affligge il 50% degli uomini di età compresa tra i 51 e 60 anni, il 70% dei 61-70enni, per arrivare al picco del 90% negli ottantenni. In condizioni normali nell' uomo adulto la ghiandola prostatica ha la forma ed il volume di una castagna, è attraversata dal condotto urinario, è posizionata sotto la vescica, ed ha la funzione di produrre liquido prostatico, importante componente del liquido seminale che contribuisce a garantire vitalità e mobilità agli spermatozoi. Leggi anche: Tumore alla prostata, attenzione a questi valori del Psa Quando inizia ad ingrossarsi (può superare anche di due o tre volte le dimensioni normali fino ad arrivare al volume di un mandarino) essa comprime il canale uretrale che la attraversa, ovvero il condotto dove scorre l' urina, riducendone il lume e causandone di fatto una parziale ostruzione, uno strozzamento che interferisce con la capacità di urinare, per cui il sintomo principe, ed il primo a comparire, è l' indebolimento del getto di deflusso, in particolare all' inizio della minzione, che diventa intermittente, a scatti, e che inizia lentamente a non essere più decisa ed impetuosa, perde la forza della sua gittata anche a vescica piena, diventando sempre più debole, e spesso è accompagnata da una fastidiosa sensazione di incompleto svuotamento vescicale, per la permanenza in vescica di un residuo urinario che facilita l' insorgenza di infezioni, nonché la formazione di calcoli. Presto però scompare anche la capacità di dormire in modo continuativo tutta la notte, di fare tutta una tirata dalla sera fino all' alba, perché il sonno viene interrotto dallo stimolo urinario con conseguente necessità di alzarsi una o più volte per andare in bagno (nicturia), e successivamente insorge l' urgenza di svuotare la vescica in modo frequente anche durante il giorno (pollachiuria), con sgocciolamento terminale dopo aver finito di urinare, e le gocce che continuano ad uscire dal prepuzio sono quelle che ristagnavano sul fondo vescicale, quindi sempre acide e di tipo irritativo. LA VITTIMA Purtroppo nella prima fase infiammatoria di questa malattia più del 75% degli uomini non si cura affatto, o peggio ricorre al "fai da te", soprattutto assumendo vari integratori vegetali, un errore grave, perché questi preparati, non essendo farmaci, non sono curativi, e perché solo il medico può trattare l' ipertrofia prostatica benigna, la quale, se trascurata, può progredire fino a causare ritenzione urinaria con impossibilità a svuotare anche parzialmente la vescica. La vera vittima di una prostata che cresce infatti, è proprio la vescica, la quale, essendo costituita da tessuto muscolare, può aumentare il suo volume ed ispessirsi, per vincere la resistenza ostruttiva della prostata ingrossata che si oppone allo svuotamento, con il rischio di sfiancamento delle pareti vescicali e di sofferenza riflessa degli ureteri e dell' intero albero urinario fino a livello dei reni, gli organi emuntori per eccellenza. È necessario sottolineare che i sintomi dell' ipertrofia prostatica benigna spesso sono comuni e simili a quelli causati del tumore maligno della ghiandola, per cui è sempre necessaria una diagnosi differenziale, tramite esami clinici, ematologici, istologici, ecografici e radiologici, per escludere che si tratti di carcinoma. La visita urologica con esplorazione rettale, seguita da una ecografia endocavitaria, rappresenta ancora un tabù nell' universo maschile, e la maggior parte dei pazienti arriva all' osservazione clinica a malattia già conclamata ed avanzata, quando c' è poco da recuperare, per cui è importante dopo i 50 anni sottoporsi in via preventiva ad una visita specialistica. Ma perché la prostata si ingrossa? Le cause principali di questa patologia benigna sono l' invecchiamento e i cambiamenti ormonali (andropausa) che si verificano nell' età matura, per cui è importante aggredire l' aumento di volume prostatico al suo esordio, quando compaiono i primi sintomi, per ritardare la cronicizzazione della malattia e delle sue complicanze, che possono arrivare all' uso perpetuo del catetere vescicale fino alla rimozione chirurgica dell' intera ghiandola, con effetti permanenti sulla salute sessuale e psicologica dei soggetti che vengono privati di un organo così identitario della mascolinità. I farmaci oggi disponibili comprendono gli inibitori delle 5-alfa reduttasi, ovvero la dudasteride e finasteride, che agiscono sul testosterone responsabile dell' ingrossamento ghiandolare, e gli alfa-bloccanti, che rilassano i muscoli del collo vescicale e dell' uretra prostatica, facilitando il passaggio dell' urina. Come tutti i farmaci, anche questi presentano effetti indesiderati (eiaculazione retrograda, ipotensione ortostatica, vertigini ed astenia), e la finasteride, in una bassa percentuale tra l' 1 e il 2% può causare diminuzione della libido e impotenza. LA CHIRURGIA Il trattamento chirurgico non è più invasivo come una volta, si effettua senza aprire l' addome, è lo stesso che viene effettuato per i tumori maligni diagnosticati in tempo, quando sono ancora contenuti nella ghiandola, si chiama T.U.R.P., e si effettua in anestesia spinale con uno strumento detto Resettore, introdotto in vescica dal pene attraverso l' uretra, e dotato di un sistema a fibre ottiche e di un' ansa, tramite la quale si procede a resezione solo della porzione centrale ed interna della prostata, lasciando intatto il resto dell' organo, ripristinando in tal modo il canale urinario ad un calibro congruo a consentire una minzione regolare. La mini-invasività della Turp e la sua rapidità di esecuzione (inferiore ai 60minuti), e la breve degenza (due al massimo tre giorni), lo hanno reso senza dubbio il procedimento chirurgico di prima scelta nel trattamento della ipertrofia prostatica e di alcuni tipi di carcinomi, ma, nel caso della tumefazione benigna, esso viene eseguito solo dopo aver tentato la riduzione ghiandolare con la terapia farmacologica, oppure quando le dimensioni molto aumentate della prostata non lasciano altra scelta. È importante sfatare una leggenda popolare, ovvero sottolineare che questo tipo di operazione, lasciando intoccati i nervi erigendi, responsabili dell' erezione peniena, che hanno un decorso esterno alla prostata, non compromette affatto la potenza sessuale ed il raggiungimento dell' orgasmo, che vengono interamente conservati, ma ha come effetto collaterale l' eiaculazione retrograda nel 70% dei casi, ovvero lo sperma viene eiaculato non più all' esterno ma in vescica, e tale fenomeno è correlato all' abbassamento della pressione a livello del collo vescicale, e quindi a monte dei dotti eiaculatori, cosa che determina una risalita del liquido seminale in vescica, con conseguente impossibilità futura del soggetto operato alla procreazione. L'ipertrofia prostatica benigna è la patologia cronica più frequente negli over 50 dopo l' ipertensione arteriosa, e per evitarla o ritardarla è quindi importante la prevenzione, controllarsi per tempo ai primi sintomi e seguire le indicazioni mediche e farmacologiche, perché, e questo gli uomini lo sanno bene, la prostata può tornare utile anche in età avanzata, invece di diventare sterili o con il catetere fisso da gestire dentro i pantaloni. di Melania Rizzoli