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Pomodoro africano invade i supermercati ma è pericoloso

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Eliana Giusto
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Il pomodoro siciliano deve vedersela con quello africano proveniente da Marocco, Tunisia, Egitto e Senegal. Costa meno perché è più basso il costo della manodopera e subisce trattamenti vietati in Europa. "Sono circa una trentina i prodotti utilizzati nei Paesi africani e vietati in Europa, principalmente antiparassitari", spiega a ItaliaOggi Massimo Pavan, imprenditore, coordinatore del Comitato di prodotto del Pomodoro da mensa di Ortofrutta Italia e componente del Cda del Consorzio Pomodoro di Pachino Igp. "Il prodotto africano praticamente non lo troviamo nella rete distributiva italiana, ma in Europa sì e crea una forte concorrenza in Germania, Francia e Belgio. Non abbiamo garanzie sui prodotti utilizzati in Africa, dove gli standard produttivi sono diversi dai nostri. Pensiamo al bromuro di metile utilizzato per abbattere i patogeni nel terreno, da noi vietato, a loro garantisce rese per ettaro ben superiori alle nostre e sul pomodoro non si trovano residui di questo principio". Ma il vero problema, prosegue Pavan, è un altro: "Il 50 per cento dei costi di produzione del pomodoro è legato alla manodopera. In Italia un operatore costa tra gli 80 e i 90 euro al giorno, in Marocco sono sufficienti 5 euro. Così io per un chilo di pomodoro devo sopportare costi per 1,20 euro, in Africa sono meno della metà".  

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