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Pdl, proposta sulla diffamazione sul web: carcere e sito chiuso per 3 anni

bavaglio web

Senza rettifiche in 48 ore scatterebbero pene durissime. I grillini protestano: "Vogliono imbavagliare la rete"

Eleonora Tesconi
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Tempi duri per i siti web, che, per il pidiellino Gianfranco Chiarelli, rischierebbero addirittura il carcere. Quarantotto ore, il tempo concesso per pubblicare le opportune rettifiche sui siti Internet. Il rischio per la mancata "correzione"? L'oscuramento fino a tre anni, una multa fino a cinquemila euro o addirittura le sbarre, fino a cinque anni di reclusione. Questo il contentuo dell'emendamento presentato dal deputato Pdl alla legge sulla diffamazione, che sarà ora esaminato della commissione Giustizia della Camera.  L'emendamento - Il testo di Chiarelli propone che "per i siti informatici le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche e metodologiche e con la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono. Nel caso di mancata rettifica delle dichiarazioni e di mancata cancellazione delle frasi diffamatorie nelle 48 ore dalla richiesta, si provvede alla chiusura temporanea del sito internet fino ad un massimo di tre anni". Per poi proseguire, più minaccioso: "L'autore del reato è altresì punito con una multa fino a 5.000 euro. In caso di recidiva ovvero in caso di mancato pagamento della multa da parte dell'autore del reato la pena è dell'arresto fino a cinque anni". In un altro emendamento, il deputato Pdl afferma che "nel caso di mancato pagamento della sanzione si applica altresì la pena accessoria dell'interdizione dalla professione di giornalista per un periodo da uno a cinque anni". La risposta - La risposta dei relatori Enrico Costa (Pdl) e Walter Verini (Pd), che stanno lavorando alla proposta di legge sulla diffamazione - i cui nodi cruciali sulla sua estensione sono appunto la diffamazione dei siti Internet e la pubblicazione di commenti alle rettifiche -, è chiara: approvata solo la prima riga dell'emendamento, contrastate quelle sulle pene post mancata rettifica rispetto alla diffamazione (carcere, multa e oscuramento). I due relatori, insieme al governo, si sono riuniti ieri mattina, 24 luglio, per definire ed estendere proprio le norme sulla diffamazione, per cui ci si starebbe muovendo verso la restrizione del campo ai siti che abbiano "un direttore responsabile che possa effettuare un controllo preventivo su ciò che viene pubblicato", in modo tale da "non introdurre forme di responsabilità oggettiva". Le contestazione grillina - La risposta del M5S non si è fatta attendere. "Vogliono imbavagliare la rete", questa l'accusa mossa dalla maggioranza dei deputati M5S e Sel. "Nella distrazione generale, in commissione Giustizia alla Camera si sta tentando di calare un colpo all'informazione in Rete. In maniera totalmente surrettizia Pdl, Pd e Scelta civica hanno presentato emendamenti per estendere la nuova disciplina sulla diffamazione a mezzo stampa anche ai siti Internet aventi natura editoriale. Un colpo di mano silenzioso cui ci opporremo", afferma il capogruppo Sel in commissione Giustizia, Daniele Farina. Questo - prosegue - è "un colpo di mano liberticida che si copre del plauso sul venir meno del carcere per i giornalisti: vera novità di un provvedimento che è calendarizzato già venerdì nell'aula di Montecitorio. Estendere in maniera indistinta al web norme costruite per le testate giornalistiche - dice infine - significa non capire la necessità di un ragionamento più specifico sulle caratteristiche, i mezzi e le dimensioni della maggior parte dei siti operanti nella rete che, peraltro, la commissione ha ampiamente ignorato nelle proprie audizioni".

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