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La pistola che si fa in casa:per sparare basta la stampante

La pistola

L'arma si crea con i moderni apparecchi 3D. E funziona. Il progetto sarà scaricarbile dal web. L'invenzione è di un ragazzo texano di 25 anni

Andrea Tempestini
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di Mirko Molteni Poche ore dopo che la Camera locale del Texas ha approvato il libero porto d'armi per chiunque frequenti le università dello Stato,  studente o docente che sia,  con lo scopo di assicurare il «diritto all'autodifesa» per ogni evenienza, ecco che ne viene fuori un'altra, ancor più clamorosa. Trattasi della prima dimostrazione di una “pistola fai da te” progettata da uno studente universitario in legge, peraltro anch'egli texano. Sparando in un poligono a sud di Austin, il 25enne Cody Wilson ha dunque collaudato la sua pistola in plastica dura tipo ABS, chiamata “Liberator”, assemblata con pezzi in polimeri sfornabili dalle nuove “stampanti 3D”, apparse non solo in America ma anche in Italia. L'idea di Wilson, che già nel 2012 ha messo in piedi l'associazione Defense Distributed (“Difesa Distribuita”), è di mettere a disposizione su Internet il progetto della sua pistola, per consentire a chi lo desideri di scaricarlo sul computer e così  fabbricarsi in casa l'arma, a patto come detto di disporre di una stampante 3D. Le prime esperienze di Wilson consistevano nel riprodurre in plastica il caricatore di due dei più diffusi fucili automatici del mondo, l'AR-15 americano (meglio noto col nome militare M16) e il leggendario AK-47 Kalashnikov russo. Ora il salto di qualità, guardato però con ostilità dalla National Rifle Association, la potennte lobby americana dei produttori d'armi, poiché l'idea fa concorrenza alle industrie del settore.  Tale tipo di stampanti non lavora inchiostrando carta, bensì realizzando pezzi solidi tridimensionali spruzzando strati sovrapposti di materia plastica in base ai dati di progetto. Da più parti le si definisce “rivoluzionarie” in quanto, alla lunga, minaccerebbero il sistema industriale facendo tornare la gente a un sistema di autoproduzione casalinga, almeno per quegli oggetti che si possono fabbricare in plastica e le cui dimensioni siano abbastanza ridotte da essere contenute in una stampante domestica, che potrebbe sfornare pezzi dal volume di pochi centimetri fino a un massimo di qualche centinaio di centimetri cubici. E vengono utilizzate anceh da studio di ingegneria e architettura per assemblare i loro modelli.  E dunque la pistola di Wilson, in cui l'unica parte in metallo è un chiodo che funge percussore, è stata prodotta da una stampante 3D che costa 8mila dollari, ma ce ne sarebbero di più economiche e anche in Italia non sono poche le aziende piccole e medie già dotate di attrezzature simili, magari solo per stampi e pezzi di prova.  Ci sono comunque dei limiti alla diffusione della pistola Defense Distributed. Anzitutto perché le “3D” non sono per ora così diffuse, inoltre i proiettili sono esclusi dal progetto, quelli bisogna acquistarli a parte. Ma l'idea resta inquietante, e rinnova il dibattito sulla circolazione di armi negli Stati Uniti, dopo che il 17 aprile il Senato di Washington ha bocciato le restrizioni caldeggiate dal presidente Obama.

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