Il colonnello Walter Pauselli: "Scordatevi Top Gun. Vi spiego chi è e cosa fa un pilota di caccia bombardiere"
"Basso profilo, discrezione, professionalità". Sono queste le tre regole d'oro che ogni pilota deve tenere ben a mente. A spiegarle è il colonnello pilota Walter Pauselli, già comandante del 103° CBOC del 51° Stormo di Istana (TV) e per quarant'anni ufficiale dell'Arma Azzurra. Niente a che fare, dunque, con Maverick, Gosse e Ice, anche se comune è la passione per "l'F14 Tom Cat, un aereo eccezionale sia per le estetica sia per le sue prestazioni". In Convivere con l'adrenalina (Poligraf srl, Città di Castello), Pauselli racconta, senza dimenticarsi anche di spiegare, chi è, cosa fa e come vive un pilota militare. Più di quattrocento pagine dedicate al volo, alla storia, ai reparti e ai velivoli per i quale il comandante è passato, mantenendo inalterato, dal primo all'ultimo capitolo, un taglio per nulla autoreferenziale, che denota anzi curiosità e volontà di condividere aspetti di un mondo non di rado distorti dal cinema e dalla televisione. Comandante, chi è il pilota caccia bombardiere? "Un uomo molto distante dall'iconografia hollywoodiana: basso profilo, discrezione, professionalità. E soprattutto umiltà". Beh, non è un lavoro per tutti pilotare milioni di euro di apparecchio... "Esatto e proprio per questo spacconaggine e arroganza vanno lasciate a casa. Comandiamo aerei, ma guidiamo anche uomini: la capacità di riconoscere limiti ed errori non è opzionale, è la regola". Il libro: perché ha deciso di scrivere Convivere con l'adrenalina? "Non sono memorie, ma una risposta alla sua prima domanda: chi è e cosa fa il pilota caccia. Certo, non mancano aneddoti legati a quarant'anni di servizio in Aeronautica Militare, ma lo scopo più che raccontare è spiegare un'esperienza di vita al servizio della Patria e della Forza Armata". Cosa faceva sopra la flotta russa? "Anni Ottanta: l'URSS era vicino alla sua fine, ma la Guerra fredda era comunque in corso. Mi trovavo in volo di ricognizione sopra una grossa squadra navale, una decina di unità affiancate all'ammiraglia Kiev, portaerei con tanto di stella rossa sulla prua". La marina russa è qualcosa di cui si è sempre parlato poco... "Vedere quella nave dall'alto in tutta la sua imponenza avrebbe appagato la curiosità di chiunque. Ebbi la fortuna di ammirare la Kiev senza ingaggio, cioè senza lotta tra noi e la marina sovietica. Non ci considerarono degli intrusi: passammo sopra e a lato della squadra e poi rientrammo alla base". Con quali aeromobili ha volato? "Essendo entrato in Accademia Aeronautica nel 1974, ho pilotato i velivoli di cui allora disponeva la nostra Aeronautica: il Fiat G91 (primo aviogetto italiano, prodotto nei '50, ndr), l'AM-X, il Panavia Tornado e anche il celebre Lockheed F104". Il "combattente delle stelle"? O la "bara volante"? "Noto che è ben informato su nomi e nomignoli del 104. Allora perché non lo spillone o il fabbrica vedove? Stampa e opinione pubblica hanno affossato un caccia intercettore che, fino al 2003, ha servito egregiamente il Paese. Quando arrivò ai nostri reparti, negli Anni Sessanta, era un velivolo avanzatissimo, strumento indispensabile per confrontarci con gli apparecchi del Patto di Varsavia di fronte ai quali mostrò la sua superiorità in termini tecnici e di prestazioni". Domanda poco tecnica: il suo aereo preferito? "Il Grumman F14 Tom Cat". Comandante! Ma è un caccia della Marina... americana! "Vero, ma è anche un connubio di bellezza e di tecnologia. Quando volò la prima volta (azione su Saigon, 1974, nda) fu chiaro che si trattava di qualcosa di molto avanti per i tempi. Bello! Anche da affrontare!". Ci ha combattuto? "Legga il libro e lo scoprirà". di Marco Petrelli @marco_petrelli