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Contro il bullismo via twitter servono dei genitori che siano mastini

Carolina Picchio, la 14 suicida a Novara

Da Carolina che si è tolta la vita a Flora vittima degli invidiosi per aver incontrato gli One Direction: è in casa che si deve frenare la violenza sui social network

Andrea Tempestini
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di Selvaggia Lucarelli Ci sono due adolescenti al centro delle cronache in questi giorni. Una si chiamava Carolina e ha deciso che i suoi quattordici anni pesavano troppo perché valesse la pena di viverli. Era molto bella e molto corteggiata. Pare l'avessero fotografata a una festa in chissà quali atteggiamenti e che qualche suo amico avesse postato le foto su facebook. L'avevano emarginata. Dileggiata su twitter. Erano volate parole e commenti pesanti, e Novara è una città troppo piccola per sperare che le chiacchiere finiscano annacquate nell'anonimato. Un tonfo sordo ha messo fine ai suoi tormenti.  L'altra si chiama Flora, ha diciassette anni e le era capitato un colpo di fortuna che a quell'età ti fa pensare che la vita sia una cosa fantastica. Flora aveva vinto un concorso con in palio un biglietto per incontrare gli One Direction, il gruppo idolatrato dagli adolescenti. Quel caso felice è diventato il peggior incubo della sua vita. Centinaia di adolescenti hanno invaso il suo account di twitter per vomitarle addosso insulti e minacce che neanche Buscetta nel suo periodo migliore. E non sto esagerando, visto che ci sono tweet dedicati a Flora, opera di delicati adolescenti, di questo tenore (i testi sono originale e testuali):  «Ti brucio viva»,  «Muori nell'acido, troia», «Vai a fare l'aerosol col gas», «Troia, ti fracasserei a pugni quella cazzo di faccia che ti ritrovi!» e così via. Perdonatemi la crudezza, ma perché quelli che sottovalutano il problema o che lo ignorano, capiscano bene di quale entità sia la questione, hanno bisogno di sapere come stanno le cose. Senza censure. Mi sono poi fatta un lungo giro sugli account di twitter di alcuni/e amici e conoscenti di Carolina, e poi su quelli di altri adolescenti e ho trovato conferma di cose che sospetto e in parte so da tempo. C'è di tutto. Quello che fa più impressione è il linguaggio. Ragazzine che parlano di sesso in maniera esplicita, scambi di tweet pubblici in cui quattordicenni con quattro peli al posto della barba scrivono «ti leccherei tutta» e lei risponde «mi ecciti», un tripudio di «troia» e «puttana» utilizzati come se fossero affettuosi nomignoli, lolite squallide che postano foto in cui baciano in bocca l'amica, autoscatti tutt'altro che innocenti, ironia feroce e offese assortite. In mezzo a tutto questo, ci sono anche tweet teneri, sofferenze amorose, ingenue dichiarazioni a Justin Bieber o ai compagni di scuola, ma la sostanza fa impressione. Fatevi un giro cercando hashtag cari agli adolescenti e si aprirà il vaso di Pandora.  La sottoscritta non scopre nulla di nuovo, per la verità. Ho un'esperienza quasi accademica perché più volte mi sono trovata ad essere bersaglio dei tweet di vari bimbominkia che difendevano i loro beniamini e mi sono imbattuta in un'ignoranza mista a ferocia da lasciare stordito anche l'adulto più smaliziato. Provate a scrivere un tweet vagamente critico nei confronti di Anna Tatangelo, Marco Carta, Valerio Scanu,  l'eroe dei Amici di turno. Per non parlare di Justin Bieber, ovviamente. A quel punto state a guardare cosa vi si scatena contro nel giro di cinque minuti. Quello che saranno capaci di scrivervi certi quindicenni non sono capaci di scriverlo manco gli ultras. O i supporter di Grillo. Non sopporto quando la vita mi costringe a parlare come una vecchia zia e giuro che mi capita di rado, però mi chiedo una cosa banale, ma per niente retorica: i genitori di questi ragazzini arroganti, violenti e bulli nel virtuale ma, ci scommetto, cagasotto nella vita, che fanno? I genitori di queste ragazzine che parlano di piselli su bacheche pubbliche e pubblicano le loro foto in atteggiamenti saffici a 14 anni, cosa fanno anziché controllare i social dei figli, guardano Tempesta d'amore?  Un profilo pubblico su twitter o facebook è un'arma molto pericolosa a quell'età. Amplifica la naturale propensione alla scemenze tipica dell'adolescenza. Gli errori, sui social, si fanno a 50 anni con carriere e esperienze alle spalle, figuriamoci a quindici anni. I genitori, quello che i figli scrivono e pubblicano sul web e sui social, lo devono sapere e ve lo giuro qui, ora, perché quello che prometto resti scolpito nella pietra: se mai beccherò mio figlio a twittare «puttana» a chiunque, che sia l'amica o l'attricetta dell'ultimo film di Moccia, lo prenderò delicatamente  per un orecchio e lo costringerò a ritwittare le ricette di Suor Germana da qui al 2020. Poi vediamo se gli passa la voglia di fare il bulletto.  Raramente sono della scuola «la colpa è dei genitori» perché gli adolescenti hanno una capacità di mentire e dissimulare mostruosa, ma di quello che sono una buona parte degli adolescenti sui social, la colpa ce l'hanno eccome i genitori. E distratti, leggeri o menefreghisti che siate, datevi una bella svegliata, signori, che la prossima a buttarsi dalla finestra o a dare una spintarella virtuale all'amico fragile perché omosessuale o all'amica molestata perché troppo bella o troppo grassa, potrebbe essere vostra figlia. P.s. questo mio pezzo era in parte sulla mia pagina facebook nella giornata di ieri. Ecco il tweet di un adolescente al riguardo: «?@aljve Una giornalista ha scritto tutto quello che facciamo su twitter. storie, parolaccie e bestemmie. te devi fa 'nanfiteatro di cazzi tua».  Ce l'avrà due genitori, questa signorina.

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