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Ecco come fare soldi con le apppiccoli Steve Jobs crescono

Idee geniali dietro le applicazioni per telefonini: così uno studente italiano guadagna 100mila dollari

Lucia Esposito
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di Luciano Capone Andrea Giarrizzo, venti anni, studia informatica all'Università di Catania e viene da Valguarnera Caropepe, 8 mila anime in provincia di Enna, una delle zone con il più alto tasso di disoccupazione del Paese. È un appassionato di informatica e ha sviluppato un'idea che lo ha fatto diventare ricco: una applicazione per Android che scarica i video di Youtube su telefonini e tablet. In pochissimo tempo ha superato 1 milione di download da Google Play store e Samsung Apps su cui è tra le più scaricate nel mondo, la prima tra le app gratuite in Italia, India e Stati Uniti. La Samsung ha premiato la sua idea con 100 mila dollari al concorso «Smart app challenge 2012» nella categoria «Super apps».  idee social  Giarrizzo ha già una società, la Sisilsoft, che ad oggi gli rende 240 dollari al giorno, ma il ragazzo ci ha preso gusto e sta già lavorando «ad una nuova idea social: non esiste nulla del genere e spero di riuscirci in pochi mesi, già all'inizio del 2012».  Dietro il successo c'è una passione che viene da lontano: «Fin da piccolo ho amato l'informatica» dice il giovane «l'anno scorso ho iniziato per gioco, stimolato dai miei professori di informatica, a programmare applicazioni, da lì ho capito che questa è la mia strada». Il percorso di Andrea Giarrizzo ricorda quello di molti suoi più celebri predecessori, diventati miliardari a poco più di venti anni, come il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, Larry Page di Google, o Kevin Systrom e Mike Krieger che hanno venduto a Facebook Instagram, l'app per la condivisione di foto, per 740 milioni di dollari dopo solo due anni dal lancio. Le opportunità del mercato globale delle applicazioni sono immense, soprattutto per chi ha una creatività più spiccata, come i giovani. Steve jobs in erba  Ormai l'età media di sviluppatori e programmatori si sta abbassando sempre di più e gli Steve Jobs in erba fanno gola ai colossi del settore. Non a caso quest'anno la Apple per la prima volta ha permesso la partecipazione di ragazzi dai 13 ai 17 anni alla «Worldwide developers conference», la conferenza degli sviluppatori che l'azienda di Cupertino tiene annualmente a San Francisco. La creatività  Per creare applicazioni di successo non bisogna necessariamente essere dei geni dell'informatica, basta avere un'idea eccezionale. Il segreto è immaginare applicazioni che sfruttino il valore aggiunto della connessione mobile, le caratteristiche tecniche di smartphone e tablet e che siano intuitive e facili da usare per l'utente medio. L'unico limite è la creatività, poi un programmatore in grado di realizzare il progetto lo si trova. Dopo lo sviluppo l'applicazione, diffusa generalmente attraverso le piattaforme di Apple e Google,  può essere scaricata a pagamento - ma su ogni vendita Google e Apple trattengono il 30% dell'incasso - oppure gratuitamente, in tal caso gli introiti vengono dalla pubblicità. Il meccanismo sembra semplice, ma naturalmente non tutti diventano ricchi. Basti pensare che sia lo store Google per Android che quello Apple per iOS offrono ognuna circa 700 mila applicazioni diverse, la maggior parte delle quali sono imitazioni o scimmiottamenti mal riusciti di apps di successo. In questo campo c'è poco spazio per i secondi, il migliore conquista tutto il mercato e per far emergere la propria creazione spesso è necessario ricorrere a pubblicità su blog, riviste specializzate e social network.  Il mercato  Insomma, il mercato delle apps non è un eden in cui scorrono fiumi di soldi per tutti. Solo pochi hanno il successo di uno Zuckerberg o del nostro  Andrea Giarrizzo, ma di certo è un settore meritocratico e, di conseguenza, ideale per i giovani. «È vero che siamo in un periodo di crisi – dice Antonio Valzano, product manager app mobile – ma oggi bastano un'idea e un computer per diventare miliardario».

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