Esame del sangue al posto dell'amniocentesi per le diagnosi prenatali: presto realtà
Ricercatori di Stanford hanno sviluppato un nuovo test che non mette a rischio il bambino
Un'analisi del sangue per leggere i nostri geni: non si parla di Gattaca ma di diagnosi prenatali. Ad oggi, infatti, il test eseguito dalle neomamme è l'amniocentesi, ovvero il prelievo di liquido amniotico dalla cavità uterina attraverso un ago: fastidioso e rischioso per il feto, provoca circa un aborto ogni 400 applicazioni. A Luglio, però, su Nature è stato pubblicato uno studio che rivoluzionerebbe questo aspetto della medicina. I ricercatori dell'università statunitense di Stanford guidati dai professori Christina Fan e Wei Gu hanno infatti concepito un nuovo tipo di test che sarebbe in grado di individuiare problemi genetici nel nascituro con un semplice prelievo del sangue. Loro stessi sono molto cauti nel parlare del lavoro: finora, infatti, sono stati in grado di mappare genoma di solo due feti, portando a risultati positivi. Le ricerche devono però continuare. La diagnosi prenatale è usata per individuare le mutazioni del feto che sono alla base di circa 3 mila disordini ereditari, come la sindrome di Down e fibrosi cistica: noi "siamo interessati a individuare le condizioni che possono essere trattate prima della nascita o subito dopo», spiega il coordinatore del team di ricerca Stephan Quake. «Senza tali diagnosi, i neonati con problemi metabolici o disturbi del sistema immunitario non possono essere trattati fino a quando non manifestano i loro disturbi". Inoltre il test per dare una diagnosi non necessita del dna paterno (un vantaggio nel caso di madri sole). Le premesse sono ottime, dicono i medici, ma ora bisogna superare la soglia di affidabilità che permetta di utilizzare questi esami in ambito clinico. Sui social network come Facebook, frattanto, è dibattito tra le mamme, anche perchè il nuovo test non toglie il problema di come comportarsi in caso di un figlio malato. Semplicemente evita di fargli correre rischi inutili.