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Prostata senza segreti, né imbarazzo

Un test sviluppato dalla Società Italiana di Urologia per i Medici di famiglia aiuta ad anticipare la diagnosi di Iperplasia Prostatica Benigna

Maria Rita Montebelli
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C'è chi arriva a programmare la sua vita con la mappa delle toilette in tasca, non potendo allontanarsi troppo a causa di un ‘misterioso' fastidio. Eppure basterebbe una visita urologica per svelare la presenza di una patologia che interessa 14 italiani su 100, superati i cinquant'anni. E' l'ipertrofia prostatica benigna (IPB) che dà segno di sé con disturbi della minzione di giorno e di notte. Chi ne è affetto è costretto ad alzarsi più volte nel corso della notte per andare in bagno; mentre di giorno lo stimolo della minzione arriva imperioso, urgente e di frequente. E ogni volta poi è come se non si riuscisse a svuotare del tutto la vescica. “La presenza anche di uno solo di questi sintomi – spiega il dottor Luigi Schips, Primario del dipartimento di Urologia dell'Ospedale San Pio di Vasto (Chieti) - potrebbe essere indicativa di ipertrofia prostatica benigna e dovrebbe portare l'uomo a parlarne prima con il proprio medico di famiglia, e quindi a rivolgersi all'urologo”. E invece nella realtà di tutti i giorni capita che la gente ‘accetti' questi disturbi come scotto inevitabile del processo naturale di invecchiamento. Così, solo una persona su due ne parla col proprio medico, lasciando passare tempo prezioso. Si, perché il ritardo diagnostico e quindi di trattamento, causa un aggravamento di questa patologia e può condurre ad una riduzione del getto urinario, fino alla ritenzione urinaria acuta. E a quel punto non resta che l'intervento chirurgico. Da queste considerazioni è nata l'esigenza di mettere a punto un test, facile ma preciso, che consenta al medico di famiglia di dare corpo al sospetto di un'ipertrofia prostatica benigna. Messo a punto dagli esperti della Società Italiana di Urologia, si chiama “Quick prostate test” e consiste in tre domande che tengono conto dei tre principali sintomi e disagi dell'IPB: Nell'ultimo mese si è alzato almeno due volte a notte per urinare, da quando va a letto la sera, fino a quando si alza al mattino? (NICTURIA) Nell'ultimo mese ha avuto più volte difficoltà a trattenere l'urina nell'arco della giornata? (URGENZA) Nell'ultimo mese ha mai la sensazione di non riuscire a svuotare completamente la vescica? (DISURIA) Una risposta positiva anche ad una sola di queste tre domande, dovrebbe mettere in guardia il medico sulla possibilità che il paziente sia affetto da IPB. Il test dunque è pronto, ma come arriverà negli studi dei Medici di Medicina Generale e quindi ai pazienti? “In un primo tempo – spiega il dottor Ciro Niro, Medico di Medicina Generale presso l'ASL di Foggia, Tesoriere e Responsabile Nazionale dell'Area Uro-Andrologia della SIICP (Società Italiana Interdisciplinare per le Cure Primarie) - miriamo a raggiungere il maggior numero possibile di Medici di Medicina Generale con il Quick Prostate Test in formato cartaceo, mentre le prospettive future sono quelle di diffonderlo in maniera capillare anche attraverso i più importanti mezzi media, web e tv, e le piattaforme più frequentate, Facebook e Twitter”. “Il Quick Prostate Test – afferma Vincenzo Mirone, professore ordinario di Urologia presso l'Università Federico II di Napoli e Segretario generale della Società Italiana di Urologia - è uno strumento estremamente utile per facilitare il dialogo tra medico e paziente sia nella prima visita che nelle successive visite di follow-up, e consente anche di monitorare gli effetti della terapia. Tra le varie opportunità terapeutiche per l'IPB, la principale è l'associazione di dutasteride (inibitore delle 5-alfa-reduttasi) e di tamsulosina (alfa-bloccante), da effettuare in presenza di sintomi urinari moderati o gravi e di un aumento significativo delle dimensioni della prostata. Lo studio CombAT ha dimostrato che questa associazione determina un miglioramento dei sintomi costante nel tempo ed una riduzione significativa del rischio di ritenzione urinaria acuta e della chirurgia correlata all'IPB, rispetto ai pazienti in monoterapia. Per questo, le attuali linee guida internazionali per il trattamento dell'IPB, raccomandano la terapia di combinazione in tutti i pazienti con sintomi urinari da moderati a gravi, che presentino un elevato rischio di progressione (con prostata di dimensioni > 30 cc, PSA > 1.5 ng/ml)”. (LORENZO VALLE)

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