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Tumori: stop alla roulette russa delle Regioni

Gli Oncologi italiani chiedono la piena applicazione del Decreto Balduzzi: via i Prontuari Terapeutici Regionali

Maria Rita Montebelli
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Come ci si sente ad essere un malato di tumore, a leggere che esistono farmaci di ultima generazione per questa condizione e a non poterne usufruire? Male, decisamente male. Tanto più se nella regione accanto questi farmaci sono disponibili, mentre nella propria no. Le associazioni dei pazienti cominciano a non poterne più di questa sanità a macchia di leopardo, che non tutela i diritti dei più deboli, di quei malati che non possono accedere alle cure solo perché risiedono nella regione ‘sbagliata'. E invocano a gran voce la pronta applicazione del decreto Balduzzi (DL 13 settembre 2012, n. 158), almeno nel punto in cui sancisce che, una volta passati al vaglio dell'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ed aver ricevuto un giudizio positivo, i farmaci innovativi vengano inseriti direttamente nei prontuari regionali. Senza dover passare per le farraginose forche caudine delle varie commissioni regionali e provinciali, e attendere poi l'eventuale (ma non scontato) inserimento nei rispettivi Prontuari Terapeutici Regionali (PTR). Mesi, se non addirittura anni, di attesa, che un malato di tumore non può permettersi di aspettare. Dall'autorizzazione di un farmaco  in Europa, alla delibera che ne permette l'arrivo sul mercato italiano passano in media dai 12 ai 15 mesi, ai quali vanno aggiunti appunto i tempi di attesa dell'inserimento nei PTR.  “Chiediamo alle Istituzioni – afferma il professor Stefano Cascinu, presidente dell'AIOM, Associazione Italiana di Oncologia Medica – che venga immediatamente istituito un tavolo di lavoro in collaborazione con le Associazioni dei Pazienti, per monitorare l'effettiva applicazione del decreto Balduzzi e per definire il budget annuale per l'oncologia in Italia”.  “E' inaccettabile – sottolinea il professor Francesco De Lorenzo, Presidente della Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) - che nel nostro Paese perdurino difformità di accesso alle terapie, nelle varie Regioni. Ci auguriamo che la conversione in legge del Decreto Balduzzi, mantenga il principio dell'abolizione del terzo livello di valutazione, quello regionale appunto. Riteniamo più che sufficienti le approvazioni da parte dell'ente regolatorio europeo (EMA) e di quello italiano (AIFA)”. Ma anche questo potrebbe non essere sufficiente. “Il decreto Balduzzi – prosegue De Lorenzo - anche se approvato, riguarderà solo i farmaci innovativi, ma non tutti i farmaci salva-vita, già sul mercato da qualche tempo (e penso al rituximab, al trastuzumab, al bevacizumab, ecc), per i quali esistono ancora tanti ostacoli a livello di diverse Regioni. E allora chiediamo che l'AIFA riveda il concetto di ‘innovatività' e faccia rientrare tra i farmaci ‘innovativi' anche questi farmaci salva-vita già approvati da tempo. I farmaci oncologici insomma, tutti i farmaci oncologici, una volta approvati all'AIFA, che continuerà a vigilare sull'appropriatezza prescrittiva, devono essere resi disponibili agli Oncologi negli ospedali”. “I prontuari e le commissioni regionali del farmaco, che svolgono spesso funzioni simili a quelle dell'EMA e dell'AIFA – sostiene Carmine Pinto, segretario dell'AIOM – hanno ben poca ragione di esistere e generano solo ritardi nella disponibilità di terapie innovative, con inaccettabili disuguaglianze fra i cittadini delle diverse Regioni e con il rischio di pesanti ricadute per la salute dei pazienti”. I farmaci oncologici assorbono attualmente il 25% della spesa sanitaria, ma rappresentano solo il 4% della spesa farmaceutica complessiva. A vivere con il tumore sono 2 milioni e 250mila italiani, ai quali vanno aggiunti i 364mila pazienti che verranno diagnosticati nel 2012 (56% uomini, 44% donne). Ma la spesa per questi trattamenti è rimasta sostanzialmente invariata negli ultimi anni, essendo passata da 1,390 miliardi di euro nel 2008 a 1,530 nel 2011. “Si tratta indubbiamente di una spesa cospicua – prosegue Cascinu – e per questo è tanto importante agire sull'inappropriatezza: ci sono ad esempio terapie di non comprovata efficacia per le quali si spendono ogni anno 350 milioni.  La nostra società scientifica ha in proposito idee molto chiare e mette a disposizione del decisore politico strumenti preziosi quali ‘Il Libro Bianco', i ‘Numeri del Cancro' e le nuove Linee Guida. Dobbiamo puntare all'appropriatezza, ma non possiamo privare i pazienti delle nuove opportunità terapeutiche, quali quelli che si stanno rendendo disponibili contro il melanoma e il tumore della mammella”. (ELISA MATTEI)

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