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L'INSULINA DEL FUTURO? SENZA ORARI, PER RENDERE MENO RIGIDA LA VITA

Appena approvata in Giappone, degludec e' attesa in italia a fine 2013. A lunghissima durata d'azione, riduce del 43% gli episodi di ipoglicemia

Laura Monti
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Si chiama degludec ed è un'insulina ultralenta che si può fare la mattina. Ma anche il pomeriggio, prima di cena o anche dopo una serata in discoteca. Insomma, un'insulina ‘flessibile' negli orari di somministrazione,  grazie alla sua lunghissima durata d'azione. Ma non è tutto. Il vero vantaggio della più nuova tra le insuline (in arrivo in Italia verso la fine del prossimo anno) è che abbatte il rischio di ipoglicemie notturne. Di almeno il 43% rispetto ai più moderni analoghi dell'insulina oggi sul mercato. E non è cosa da poco, come sanno tutti i pazienti che hanno sperimentato una crisi di ipoglicemia, cioè il crollo degli zuccheri nel sangue. “L'ipoglicemia – spiega Francesco Giorgino, ordinario di Endocrinologia e Malattie Metaboliche, Università di Bari – ha un impatto importante sullo stato di salute. Le funzioni cognitive ad esempio, subiscono una compromissione che può andare dall'annebbiamento della vista fino al coma. Il risultato è che queste persone sono più a rischio di cadute e quindi di fratture; e se l'ipoglicemia arriva mentre si è alla guida della macchina, aumenta anche il rischio di un incidente stradale”. Anche sul cuore l'ipoglicemia può fare danni seri. “Non sappiamo ancora bene perché – prosegue Giorgino - ma i soggetti che vanno incontro a crisi ipoglicemiche presentano un maggior numero di infarti e di aritmie. Quando la glicemia scende al di sotto di 50 mg/dl (i valori normali della glicemia sono tra i 65 e i 100 mg/dl), anche l'elettrocardiogramma si altera”.  Oltre a costituire un'esperienza assai spiacevole (tanto che molti pazienti per evitarla, si riducono di nascosto la terapia antidiabetica), l'ipoglicemia è anche molto costosa. “Le ipoglicemie minori - spiega ricorda il dottor Antonio Nicolucci, responsabile del Dipartimento di Farmacologia Clinica, Istituto Mario Negri Sud – generano soprattutto costi indiretti: il paziente si sente male e non va a lavorare oppure in casa, non riesce a svolgere le normali attività quotidiane. Un ‘danno' economico che alcuni ricercatori americani hanno quantificato in 30-50 dollari per ogni singolo episodio, ovvero in oltre 2.000 dollari in un anno. Le persone che si curano con l'insulina sono quelle più esposte al rischio di ipoglicemia. E i più a rischio sono i veterani del diabete, gli anziani che con la malattia convivono da vari decenni, perché a causa della neuropatia diabetica, non avvertono l'arrivo della crisi di ipoglicemia. Lo studio GAPP (Global Attitudes of Patients and Physicians) presentato a Berlino nel corso del congresso della Società Europea per lo Studio del Diabete (EASD), ha rivelato che l'80% delle persone con diabete di tipo 2 ha avuto almeno un episodio di ipoglicemia (il 36% nel corso dell'ultimo mese). A seguito di questa esperienza, una persona su due di quelle intervistate ha aumentato i controlli della glicemia, mentre il 16% dichiara di aver saltato intenzionalmente la dose di insulina prescritta dal medico, per paura di rimanere vittima di una crisi ipoglicemica durante il sonno. I numeri del diabete sono spaventosi. “In Italia – ricorda Nicolucci – ci sono oggi 3 milioni di persone che sanno di avere il diabete; ma c'è almeno un altro milione di persone che convive con questa condizione, senza saperlo. Per molti di loro la prima diagnosi di diabete avviene in unità coronarica, quando vengono ricoverati per un infarto”. La causa dell'esplosione dei numeri del diabete va ricercata nell'obesità dilagante (sono 9 milioni gli obesi d'Italia e un bambino su 3 è già obeso o in sovrappeso), ma anche nell'invecchiamento della popolazione (2/3 dei diabetici hanno più di 65 anni). (LAURA MONTI)  

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