L'arte blasfema di Giuseppe Veneziano
Palazzo Volpi a Como ospita fino al 25 marzo la mostra con 16 artisti tra i i più rappresentativi d'Italia. Ma l'impressione è negativa
“Scherza con i fanti e lascia stare i Santi”. Così recita un classico proverbio, intramontabile, tramandatoci da nonni e bisnonni. Saggezza dei proverbi, filosofia spicciola e, soprattutto, mettere in guardia dalla facilità di calpestare il senso della religiosità che sta anche per civiltà. Premessa indispensabile per leggere quella che si vorrebbe dir “mostra” dal titolo Italian Newbrow che in questi giorni si tiene a Como a Palazzo Volpi ,visitabile fino al 25 marzo. Curata da Ivan Quaroni, presenta 16 artisti che “dovrebbero” - si dice- rappresentare l'arte italiana, che invece ci appare anzitutto non all'altezza dei tempi, poi non affatto rappresentativa dell'arte italiana di eccellenza e perfino, come nel caso di Giuseppe Veneziano ( è nato a Mazzarino , Caltanisetta, 1967 ) , blasfema. Non è nuovo Veneziano a queste trovate. Ne avevamo già parlato su Libero nel 2006,quando esponendo a Milano da Inga Pin una serie di sue operette, ebbe la sgradevolezza di offendere la memoria di Oriana Fallaci, da poco mancata, con la testa della scrittrice decapitata e sanguinolenta. Ma veniamo all'opera che Veneziano ha esposto a Como. Ha per titolo “Mc Emmaus” , datata 2010, un acrilico 110x140, che sta per Mc Donalds, ove si vede Cristo seduto in un fast food a mangiar patatine e a bere coca cola , come fosse non il “figlio di Dio” ma un tipo godereccio e un po' dandy. Ora mi pare che a Veneziano piace scherzare con i santi e con ciò che attiene a Dio, per lucrare. Se così non fosse non persevererebbe su questa china antireligiosa, e correre il rischio di non vendere neppure una grafichetta. Pensate che nato nel 1971 in un piccolo paesino siciliano, dal 2001 si è trasferito a Milano per fare il pittore a tempo pieno. Lo ricordo sempre vestito di nero e sempre, sempre, con in testa un cappellino nero alla Lenin.Ha scritto, tra i suoi pensieri, questa massima : “ L'istituzione e l'arte sono sempre inconciliabili, tranne quando l'artista si attiene alle direttive che vengono impartite dal sistema istituzione. In quel caso parliamo di arte di stato o arte di regime”. Questa massima lascia subito capire a chiare lettere la sua sforatezza pittorica , il suo cinguettare blasfemo, come ancora nel caso del 2007 quando pensò ed eseguì l'installazione irriverente del Cristo con le braccia aperte appeso a una Croce che non c'era ,ma tenuto in aria da due palloncini rossi(“Il Cristo dei palloncini”) . Le trovate di questo “fumettista” ( arte da fumetto), ci hanno consegnato la visione anche della “Pietà” michelangiolesca con, invece del Cristo , Superman tra le braccia della Vergine dolente. Come vedete siamo molto lontani dalla pietà della “donna de paradiso” di Iacopone da Todi. Ma l'irriverenza è stata ancora sostenuta in Veneziano con altre uscite che abbiamo visto a Milano, come la mostra “Pregiudizio universale” in cui il Cenacolo di Leonardo era trasformato in penultima cena, e Cristo seduto vicino a due sghignazzanti Stanlio & Olio. Senza dimenticare il maleodorante Hitler bambino in braccio alla Madonna nella mostra “Zetgesit a Palazzo Panichi davanti al Duomo di Pietrasanta. Se solo il pittore Veneziano avesse preso di mira, invece dei simboli della religione cristiana,quelli della religione islamica, qualche imam gli avrebbe già lanciato l'anatema e già condannato alla decapitazione. E visto che ci siamo, Veneziano aveva già stancato e nauseato gli storici dell'arte per l'orgia di sesso e potere con Berlusconi e la Cicciolina. Ora, poiché non è qui il posto per tenere una lectio magistralis sull'arte contemporanea, visto che ormai sono quarant'anni che abbiamo inseguito l'arte giovane, meno giovane e i grandi maestri del settore , e certe bestemmie e performance in arte non le abbiamo neppure trovate in essere negli anni Settanta quando montava la protesta,la rivolta e la rivoluzione, Veneziano con queste sue boutade ha lanciato un'offensiva che gli rimbalza addosso, rendendolo ridicolo, proprio un vero pittore provinciale che dipinge ancora cose di pessimo gusto. di Carlo Franza