Il cammino di Pietro: una mostra a Roma
Castel Sant'Angelo ospita capolavori dal Trecento all'Ottocento: la storia del più celebre tra gli apostoli di Cristo è specchio della Chiesa e dei suoi tormenti
di Carlo Franza In una Europa nichilista ove il rapporto tra arte e fede si è interrotto, e in un Occidente sordo alla cristianità, ai vangeli e alle origini della sua civiltà, con una Chiesa Cattolica attraversata da fremiti di potere, sesso, e drammaticamente in agonia, ecco che una mostra su Pietro, primo papa che Cristo chiamò con il soprannome di "roccia", fa vivere pienamente a tutto il mondo cristiano alla luce delle dimissioni di Papa Benedetto XVI e del Conclave ormai alle porte per l'elezione del successore, una riflessione di grande intensità. La mostra dal titolo Il cammino di Pietro è aperta fino al primo maggio 2013 a Castel Sant'Angelo a Roma, grazie all'ideazione di Don Pietro Geretti, che l'ha realizzata in occasione dell'anno della fede proclamato da Benedetto XVI. Né va dimenticata che già qualche tempo fa Don Geretti aveva preparato quelle bellissima mostra su "i Santi d'Europa”. E in quella linea ha proceduto con questo segni di indicare l'arte anche come evangelizzazione. La mostra racconta con opere di illustrissimi artisti dal Trecento all'Ottocento la figura del Pescatore, di quel Shimeon come si dice in ebraico, nome grecizzato nei Vangeli in Simone, che Gesù poiché parlava in aramaico, chiamava Kefa e che il greco degli evangelisti ha chiamato Pietro. Chi era questo Pietro? Intanto era sposato, tanto che si sa che Cristo ne guarì la suocera, che viveva facendo il pescatore in Galilea, che tra i discepoli aveva da Cristo un ruolo speciale, ed è stato tra i testimoni della resurrezione. Aveva un carattere focoso, era pavido, si rinnegò tre volte Cristo, ma era anche emotivo, sanguigno, un po' rozzo come si dice oggi. Ebbe subito ruolo di guida nella prima comunità cristiana, non aveva potere assoluto, ma appariva primus inter pares ovvero primo tra pari come storicamente si sa dal Concilio di Gerusalemme del '50 con l'ostilità di Paolo verso di lui mostrata poi ad Antiochia. Quindi il viaggio a Roma dove fu martirizzato sotto Nerone verso il 67 dC sul colle Vaticano proprio dove oggi siedono i successori di Pietro. "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa”(Matteo,16,18). E' stato l'imperatore Costantino a far edificare la Basilica intorno al 320. La storia ci insegna quante divisioni siano avvenute in essa, papi e antipapi, lo scisma d'Occidente (1378-1417), poi nel 1054 la divisione tra Chiesa Cattolica e Chiesa Ortodossa, nel 1517 ancora divisione tra Chiesa Cattolica e Chiese Protestanti, e via via abbiamo avuto circa una quarantina di antipapi di cui addirittura tra questi Sant'Ippolito poi fatto santo. E quei successori di Pietro che dovevano tenere unita la chiesa spesso l'hanno divisa e, diciamolo pure, ancor oggi la dividono, con tutti i drammi del presente che sono sotto gli occhi di tutti. Pietro è il testimone per eccellenza delle fede e soprattutto di questa mostra scandita in otto sezioni dove vivono le tappe della vita del primo Papa, e dove vengono focalizzati l'Incontro, lo Stupore, la Resistenza, laCrisi e la Rinascita, l'Abbandono in Dio, la Fraternità,la Missione,la Somiglianza. Pietro quindi raccontato con dipinti di Mattia Preti, Lorenzo Veneziano, Giovanni Baglione, il Cavalier d'Arpino, Luca Giordano, Simon Vouet, Giovanni Serodine, Gerrit von Honthorst, Guido Reni e altri ancora. Dai dipinti la storia di Pietro si racconta con l'incontro del giovane pescatore con Cristo, il primo sguardo a Betania, poi ancora un altro sguardo a Cafarnao sulla sponda del lago di Tiberiade, con la pesca miracolosa e Pietro che cammina sulle acque agitate, poi il Pietro che risponde alla chiamata, l'Apostolo che dorme mentre Cristo è in agonia nell'orto degli ulivi, il rinnegamento davanti al sinedrio, Cristo che appare a lui per primo dopo la resurrezione, la prima comunità, fino al martirio della croce. Il primo dipinto che si incontra in mostra, datato Trecento ed eseguito da Vitale degli Equi detto da Bologna il quale fa vedere Pietro che benedice un pellegrino, quasi a segnare e indicare il titolo della mostra. Mostra costruita con una grande sensibilità e che mira non solo a significare la storicità della figura petrina ma ne coglie con la scelta dei dipinti a mettere in luce l'uomo inquieto, sempre animato da dubbi e incertezze. Ecco il dipinto di Georges de La Tour che lo rappresenta nell'atto del rinnegamento; Eugène Burnard che lo coglie con Giovanni davanti al sepolcro vuoto e ambedue gli apostoli spaventati; il veneziano Marco Basaiti che lo rappresenta in Cattedra e con in mano le chiavi del regno dei cieli; poi Giordano che immagina la scena tumultuosa della Liberazione di San Pietro dal carcere e sullo stesso argomento anche l'olandese von Honthornst venuto in Italia ad apprendere la lezione caravaggesca con il bellissimo dipinto che vede il viso di Pietro inondato di luce e una mano portata sulla fronte come di meraviglia. Proprio in Vaticano è conservata nella Sistina la Consegna delle chiavi del Perugino, capolavoro dell'iconografia petrina, e nella Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo c'è la Crocifissione di Pietro, un capolavoro assoluto di Caravaggio intriso di serrato realismo con i tre aguzzini e lo sguardo, quel grande sguardo del santo, unico per la storia dell'arte. Come colpisce il Pietro nudo fino alla cintola e incanutito, de Le lacrime di Pietro del Guercino datato 1650, con lo sguardo volto al cielo che sa di attesa, intristito e con due lacrime che rigano il viso. Mostra dunque forte, storica, missionaria, evangelizzatrice, capace, come lo è stata, di segnare il cammino della Chiesa che è lo stesso cammino di Pietro, ed apre ai contemporanei, tanto che i Cardinali tutti giunti a Roma o residenti in attesa di entrare in Conclave dovrebbero senza dubbio visitarla. E' una lezione che non devono e non possono lasciarsi sfuggire.