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Er Batman in carcere si difende"Così facevano tutti"

Il medico di Regina Coeli sequestra il cibo acquistato allo spaccio "incompatible per la salute"

Nicoletta Orlandi Posti
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  di Rita Cavallaro  Gli hanno tolto tutto. Mentre Er Batman era interrogato e i finanzieri del Nucleo di Polizia Valutaria gli sequestravano il tesoretto dell'ex cassiere del Pdl alla Pisana, per un valore di un milione e 300mila euro, dalla sua cella a Regina Coeli, per ordine dei medici del carcere, sparivano tutte le merendine e le bibite gassate che Fiorito aveva comprato in gran quantità allo spaccio del carcere, ma che sono ritenute "incompatibili" con la sua salute. Oggetto del provvedimento di sequestro contro Fiorito, firmato dal gip Aprile, 7 conti correnti tra Roma e Anagni, 4 rapporti bancari in Spagna, la Jeep Wrangler acquistata da Francone per l'emergenza neve, la Bmw X5, la Smart e la villa di San Felice Circeo. Proprietà che, si legge nel decreto, sono considerate il «corpo del reato, trattandosi di beni acquistati con le somme sottratte alla Regione». Il sequestro è stato disposto in quanto «risulta provata una distrazione» di fondi per 1.357.418 euro. «È il caso di evidenziare», ha scritto il gip, «che si sono raccolte prove molto concrete che vanno ben al di là di quanto richiesto» e che «sussistono, a carico dell'indagato, i gravi indizi di colpevolezza». Eppure Er Batman, in carcere ormai da 3 giorni con l'accusa di peculato, non si sente colpevole: «Quei soldi depositati nei conti era denaro che mi spettava ed era destinato all'attività politica - e aggiunge - facevano così anche altri gruppi».  Non si sente meno colpevole di altri, Fiorito, che nel suo primo interrogatorio da carcerato ha ribadito per quasi 3 ore quello che aveva già detto da libero. Ha fatto i nomi, ha puntato il dito contro dirigenti del partito che conoscerebbero il “Sistema Lazio”, quello della “stecca para”, delle spartizioni di denaro e dei taciti accordi. Primo tra tutti il presidente del consiglio regionale. «Mario Abbruzzese sapeva dei fondi», ha detto l'ex cassiere, «era a conoscenza di come i soldi venivano spartiti» e avrebbe fatto in modo che «il denaro venisse accantonato nelle casse della Regione per andare incontro alle esigenze dei consiglieri». Poi Francesco Battistoni, citato tra gli «spendaccioni». Francone ha precisato che «non tutti i componenti del gruppo erano a conoscenza della tripla indennità», ma tra i «colleghi che sapevano» ci sarebbero Romolo Del Balzo, Stefano Galetto, Andrea Bernaudo e Ernesto Irmici. Proprio su quest'ultimo ieri si è sollevato un polverone per un articolo di «Repubblica» in cui si parlava di un bonifico inesistente a favore del consigliere per la campagna di tesseramento. E il polverone ha lambito anche il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, vicino ad Irmici. «Nessuno mi ha mai neanche lontanamente informato di ciò che avveniva nella Regione Lazio per ciò che riguardava i fondi al gruppo regionale, né della loro ripartizione, né tantomeno del loro uso fatto da gruppi e da singoli consiglieri regionali», ha precisato Cicchitto. In serata le insinuazioni sono cadute nel vuoto.  

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