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Emilia Romagna, il politologo Vassallo: "Dinamica bipolare, non era un referendum su Conte. Sardine decisive"

Giulio Bucchi
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Non è stato un referendum pro o contro Giuseppe Conte. Il voto alle regionali in Emilia Romagna, spiega al Quotidiano nazionale il politologo Salvatore Vassallo, direttore dell'Istituto Cattaneo, ha varie letture ma non quella che molti vorrebbero usare per rinforzare l'esecutivo.   Leggi anche: "Tra Meloni e M5s ci sono 4 punti". Mentana, il primo clamoroso sondaggio post-regionali "La vittoria del candidato di centrosinistra è un dato di fatto", spiega a proposito dell'affermazione di Stefano Bonaccini. Ma "pochi hanno depositato la scheda nell'urna pensando di mandare a casa o difendere il governo". Certo, "gli elettori di centrodestra sono stati mobilitati intorno a temi politici di respiro nazionale, perché Matteo Salvini ha impostato così la sua campagna". Ma il dato politico va oltre il "referendum". "Assistiamo a un chiaro ritorno della dinamica bipolare - suggerisce ancora Vassallo -. Con una tendenza netta e prevedibile degli elettori a confluire su una delle principali alternative. Con poche variazioni c'è una confluenza verso la classica divisione destra-sinistra, seppure in un contesto storico mutato". Da qui l'evidenza di un Movimento 5 Stelle triturato: il terzo polo che ha scompaginato il quadro politico dal 2013 a oggi, insomma, rischia di svanire sotto il peso dei voti locali molto più di quanto accaduto nelle varie tornate amministrative precedenti. E in questo senso le sardine sono state decisive, "come parte del gioco della polarizzazione innescata consapevolmente da Salvini".

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