La cura del prof ammazza l'Italia Bisogna mandarlo a casa o no?
Napolitano si accorge del flop del governo Monti e il Tesoro rivede al ribasso le stime Pil nel 2012. Sondaggio: serve un cambio?
E poi c'è Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato si accorge che la bufera finanziaria non è finita. Sostiene che ci sia «urgente bisogno di dare attenzione all'aggravarsi del disagio sociale delle famiglie, all'aumento della povertà e al rischio di povertà». Dice che il quadro internazionale ed europeo in cui è collocata l'Italia è «preoccupante» per un «ritorno del clima invernale sui mercati». Secondo il presidente della Repubblica bisogna pensare «all'occupazione giovanile» e «non basta invocare la crescita». A metterli in fila, i messaggi lanciati ieri dall'inquilino del Quirinale farebbero pensare a un imminente «licenziamento» del Governo di Mario Monti. Il premier proprio ieri sera è stato ricevuto al Colle, ma di sicuro non per discutere della sua permanenza a palazzo Chigi. Il professore della Bocconi, di rientro dalla missione in Medio Oriente, ha trovato un Napolitano assai turbato dal clima cupo che grava su tutta l'Europa. A distanza di qualche mese, il Capo dello Stato è tornato a parlare con gli stessi toni che tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre hanno fatto da preludio alla cacciata dell'Esecutivo guidato da Silvio Berlusconi. La preoccupazione del Capo dello Stato peraltro è condivisibile, ancorché fuori tempo massimo. Insomma, non serviva la resa del viceministro dell'Economia, Vittorio Grilli. L'ex direttore generale del Tesoro nel pomeriggio ha dovuto ammettere che il Paese fatica e che, in sostanza, la cura del Governo non funziona. Tant'è che via Venti Settembre ha rivisto al ribasso le sue stesse stime: il pil viaggia verso un calo dell'1,5%, dato più basso del precedente -0,4%. Calcolatrice alla mano vuol dire oltre un in negativo di oltre un punto percentuale: non si tratta, insomma, di una semplice limatura. Anche se il dato indicato ieri da Grilli è a meno drammatico rispetto al -1,6% indicato dal centro studi di Confindustria e soprattutto al - 2,2% del Fondo monetario internazionale. In ogni caso, il viceministro dell'Economia ha confermato gli obiettivi economici, primo tra tutti il pareggio di bilancio per il 2013, per il quale non dovrebbero essere necessarie ulteriori manovre. Il Governo - e Monti in particolare - scarica la responsabilità sulla Spagna. Tuttavia, come ha osservato Osvaldo Napoli (Pdl), i problemi del nostro Paese non possono essere banalmente ricondotti ai guai spagnoli, ma alla «terapia» anticrisi che risulta «sbagliata». Roma e Madrid si stuzzicano da un po', specie sul tema del differenziale di rendimento tra i titoli pubblici «locali» e i bund tedeschi. Il ministro allo Sviluppo Corrado Passera ha affondato la lama e dal paese iberico la reazione è stata rabbiosa, col primo ministro Mariano Rajoy intervenuto con un esplicito «siate cauti». Una guerra sporca che palazzo Chigi, con una nota ufficiale, ha cercato di sminuire. Per ora, comunque, l'Italia è in vantaggio: ieri lo spread ha invertito la rotta ed è calato a 375 dopo i 404 punti toccati martedì. Restano tensioni e il conto è stato pagato già con l'asta dei bot con i tassi che sono tornati a salire per la prima volta da novembre. Il rendimento pagato dal Tesoro per collocare i titoli trimestrali, all'1,492%, è quasi triplicato rispetto allo 0,492% di marzo, Le borse hanno recuperato, ma continuano a soffrire a cagione di un quadro internazionale più che mai incerto. Mentre ormai è chiaro che la cura Monti non funziona. di Francesco De Dominicis twitter@DeDominicisF