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Rimborsi elettorali, "più controlli": cosa cambierà, punto per punto

Vademecum sulla riforma del finanziamento pubblico: bilanci su Internet e controllori indipendenti. Servirà?

Giulio Bucchi
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Travolti dagli scandali, alle prese con il vento dell'anti-politica e la rivolta contro la Casta, sembrava che stavolta i partiti si fossero decisi ad approvare, spinti anche dai presidenti di Camera e Senato, una riforma del meccanismo che regola il loro finanziamento. Invece all'orizzonte si profila un accordo al ribasso incentrato solo sul maggiore controllo dei bilanci senza toccare la torta dei rimborsi elettorali, la cui erogazione dell'ultima tranche sarà solo rinviata. Niente da fare, almeno nell'immediato, anche sull'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione sulla democrazia interna dei partiti. Ecco, punto per punto, cosa (non) cambia. L'accordo raggiunto nella maggioranza prevede la riduzione dei fondi elettorali per i partiti? No. Il lavoro dei tecnici di Pdl, Pd, Udc e Fli in questa fase si è limitato a individuare il modo per rafforzare la fase del controllo sull'utilizzo delle risorse. Obiettivo: rendere più trasparenti i bilanci dei partiti dopo gli scandali che hanno coinvolto i tesorieri di Margherita (Luigi Lusi) e Lega (Francesco Belsito). Nessuno, ad eccezione di Radicali e Italia dei valori, si è detto disposto a rinunciare alla propria quota di finanziamento pubblico. In che modo sarebbe assicurata la trasparenza? I partiti saranno obbligati far certificare il proprio bilancio da un organismo “terzo”: la neonata “commissione per la trasparenza e il controllo dei bilanci dei partiti politici”. La commissione sarà formata dai magistrati di Corte dei Conti, Corte di Cassazione e Consiglio di Stato. A lei spetterà verificare i rendiconti entro il 15 luglio di ogni anno. Dopo la palla passerà ai presidenti delle Camere, che su proposta della commissione potranno applicare «sanzioni amministrative pecuniarie pari a tre volte la misura delle irregolarità». Le altre misure annunciate quali sono? Il bilancio dovrà essere pubblicato su Internet, anche sul sito della Camera. La soglia al di sotto della quale per i donatori privati sarà possibile mantenere l'anonimato, inoltre, scende a 5mila euro (oggi è a 50mila).  Le contribuzioni dei partiti  a fondazioni, enti e istituzioni o società sopra  i 50 mila euro annui faranno scattere un controllo automatico della Commissione. I partiti, infine, potranno investire la propria liquidità solo in titoli di Stato. Quindi per i partiti cosa cambia? Nulla, dal punto di vista dei contributi che le formazioni politiche ricevono dallo Stato in base alla normativa vigente. L'unica novità riguarda i tempi di erogazione dell'ultima tranche  dei finanziamenti per le elezioni del 2008, pari a poco più di 100 milioni di euro, che invece di avvenire il prossimo 31 luglio sarà rinviata. Per il quinquennio 2008-2012 i partiti avranno comunque ricevuto, solo per le Politiche, oltre 500 milioni di euro (per l'esattezza 503.094.380,90). Quanto hanno incassato finora i partiti? La normativa attuale consente di accedere ai rimborsi non in base alla spesa sostenuta in campagna elettorale, ma in proporzione ai seggi, e quindi ai voti, ottenuti. Basta aver superato la soglia dell'1% dei voti validi. In questa legislatura il Pdl otterrà 206 milioni di euro, il Pd 180, la Lega 41 e l'Udc 26. Soldi ai quali bisogna aggiungere i fondi per le ultime elezioni regionali ed europee (68 milioni di euro per il Pdl, 58 per il Pd, 18 per la Lega e 11 per Udc e Idv.  Sarà  attuato l'articolo 49 della Costituzione sulla democrazia interna dei partiti? Solo nelle intenzioni, visto che la relativa proposta di legge continuerà a marciare su un binario separato essendo incardinata in commissione Affari costituzionali di Montecitorio. La calendarizzazione per l'Aula è prevista a maggio. A meno che i partiti non decidano di accelerare l'iter per incassare la tranche dei rimborsi che ancora gli spetta. I soldi, infatti, dovrebbero arrivare solo una volta che sarà data attuazione alla parte della Carta che impone regole democratiche ai partiti. di Tommaso Montesano

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