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Sparata Fornero: i licenziamenti? "Un'opportunità per i lavoratori"

Il ministro del Welfare: "L'articolo 18 grande conquista, ma il mondo è cambiato. Sì al reintegro se motivo economico infondato"

Giulio Bucchi
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Il capitolo più succoso della riforma del lavoro presentata dal premier Mario Monti e dal ministro del Welfare Elsa Fornero è naturalmente l'articolo 18. "E' stato una grande conquista ma il mondo è cambiato", spiega Fornero, avvertendo dunque le parti sociali che è necessario "adeguarsi". Il ministro, come a volte già capitato, non va per il sottile: "Non blindiamo più il lavoratore a quel particolare posto di lavoro. Speriamo che sia il lavoratore a cambiare posto perché ha una prospettiva migliore ma non è più inchiodato a quel posto". Licenziamenti e flessibilità in uscita, insomma, per il governo dei tecnici diventano una grande opportunità per il lavoratore fresco disoccupato. Ma mai dimenticare l'ironia. E dunque ecco la battuta rivolta indirettamente al segretario Uil Luigi Angeletti:  "Saranno gli italiani a decidere se questo ministro debba essere licenziato per giusta causa". Licenziamenti e giudici - Il ministro ha poi spiegato nel dettaglio gli interventi. Sui licenziamenti individuali, per esempio, è previsto "il rito speciale per le controversie". C'è l'ipotesi di reintegro qualora il giudice dimostri che sui licenziamenti economici ci sia infondatezza. Per il licenziamento oggettivo, ha detto Fornero, cioè "per cause economiche, che hanno a che fare con l'attività delle imprese, il nostro ddl prevede che nel caso di manifesta insussistenza il giudice possa decidere la reintegrazione". In questo caso il giudice potrà optare sia per il reintegro sia per l'indennizzo da 12 a 24 mensilità (nella prima versione si parlava di indennizzo per un importo pari a 15-27 mensilità). Contratto dominante - L'obiettivo del governo è far diventare il contratto indeterminato a quello dominante, preceduto da un periodo di apprendistato. "Vogliamo ridurre l'area della precarietà contrastando la flessibilità cattiva", ha precisato il ministro del Welfare, spiegando che il contratto a tempo determinato è stato reso più costoso per le aziende perché "è un fattore produttivo e i fattori produttivi si pagano".  Gli ammortizzatori sociali  - Anche i soldi ricavati dall'aumento del costo dei contratti a tempo determinato contribuiranno all'irrobustimento degli ammortizzatori sociali. L'Aspi è destinato ad essere universale (a differenza degli attuali cassa integrazione e mobilità): "Avrà la stessa entità degli attuali ammortizzatori - ha aggiunto - ma sarà per tutti e avrà una durata inferiore perché bisognerà lavorare sul reinserimento occupazionale e non sull'abbandono a se stessi dei lavoratori in cambio di un'indennità protratta magari per anni".  

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