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Silvio frena: "E' ancora presto"

Monti cade a marzo? Berlusconi critica Calderoli: "E' impazzito". E sul rapporto Pdl-Lega: "Io parlo solo con Bossi"

Giulio Bucchi
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Niente riesce a distogliere Silvio Berlusconi dal pensiero che lo possiede. Neanche le sparate di Roberto Calderoli. «Ho cose più importanti di cui occuparmi». Cioè processi. E ancora processi. Dalla prossima settimana, ahilui, il Cavaliere pianterà le tende a palazzo di giustizia, per levarle dopo la sentenza sul caso Mills (attesa per l'11 febbraio). A meno che non venga accettata l'istanza di ricusazione dei giudici. Ma poi c'è il processo Ruby, quello sul nastro Fassino-Consorte. Hai voglia. Comprensibile allora il nervosismo berlusconiano. Non è gradevole avere il fiato sul collo dei giudici, di tutti questi giudici. A lui non piace affatto. Grida alla «lapidazione giudiziaria», è sicuro che quei pm «non perseguano la verità processuale» ma «uno scopo politico e ideologico». Lo vogliono infamato, fallito, morto. Logico che, quando un tale nodo ti stringe la gola, tutto il resto passi in subordine. Il blabla politico anzitutto. «Ma cosa dice Calderoli?», spalanca gli occhi stupefatti alla lettura dell'agenzia dell'ex ministro leghista, «cos'è, impazzito?». Il coordinatore delle segreterie della Lega sostiene che Silvio abbia in mente un piano “neoclassico”: «Per le idi di marzo Berlusconi farà cadere il governo». Che romantico. Peccato che le cose non stiano così, il Cavaliere giura che a marzo non succederà niente: «Monti andrà avanti», a meno di particolari eventi traumatici, «continuerà ad avere il nostro sostegno». E se Silvio ha pazienza per  le intemperanze di  Bossi  e ne tollera le sparate, le mine piazzate dagli altri leghisti gli stanno decisamente sulle balle: «Io, dei leghisti, parlo solo con Bossi». Allora che ne sa Calderoli dei suoi piani? Esatto. Quanto alle minacce di correre da soli, non  fanno effetto: «Ma va', da soli vanno a sbattere, non lo faranno mai». Poi è vero che Berlusconi sta preparando le cartucce elettorali. E che ha affidato a pochi dirigenti fidati il compito di organizzare il nuovo partito, la web tv e la macchina della propaganda. Ma l'orizzonte temporale  è a lungo termine, Silvio non ha messo fretta ai suoi. Nella palla di vetro del Cavaliere non si intravedono elezioni. Non fino all'autunno 2012. Figurarsi a marzo, che è «dopodomani». Politicamente.     Parentesi in verde aperta e chiusa. L'ex presidente del Consiglio può tornare a stare dietro alle proprie paturnie giudiziarie. Domani ha due appuntamenti: il processo Ruby e l'udienza preliminare del procedimento sull'intercettazione tra Fassino e Consorte circa la  scalata di Unipol su Bnl. Martedì riparte Mills. E sono previste cinque udienze fino all'11 febbraio, giorno della sentenza. Insomma, il Pdl dovrà mettere il pilota automatico, visto che il leader, per due settimane, avrà altro a cui pensare. È il momento peggiore, visto quanto sta a pezzi il partito azzurro ultimamente. di Salvatore Dama

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