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E si apre un "caso Lombardia"

Il Carroccio ha il 26% in regione e ben cinque assessori: "Se il Pdl continua nel sostegno a Monti, faremo cadere Formigoni"

Matteo Legnani
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La Lega apre un "caso Lombardia". Lo fa minacciando di "togliere la spina" a Roberto Formigoni se il Pdl continuerà a sostenere l'esecutivo guidato da Mario Monti. I numeri li avrebbe di sicuro tanto per il suo peso elettorale (26,2% alle regionali 2010), quanto per presenza al Pirellone (cinque assessori, tra cui lo stesso vice-Formigoni Andrea Gibelli). Per la verità, i lumbard avevano puntato a eserci loro al posto del "Formiga", magari con un nome forte come quello di Roberto Maroni. Poi, però, nella trattativa pre-elettorale, si erano "accontentati" di Piemonte e Veneto lasciando agli alleati la guida della regione più popolosa e ricca d'Italia. Ma è chiaro che l'idea di un "tris" al Nord non è mai sparita dai programmi padani. Nella Regione governata da Formigoni, i rapporti sono stati sempre idilliaci, almeno fino a un anno fa e alle prime difficoltà di Berlusconi a livello nazionale. Ma gli attacchi agli alleati sono nettamente aumentati nelle ultime settimane, quando il Pdl ha scelto di sostenere Mario Monti e il suo piano di tasse e liberalizzazioni. Leader come Matteo Salvini parlano già di corse solitarie della Lega alle prossime amministrative di primavera ("meglio soli che male accompagnati") e non hanno risparmiato sferzate polemiche in occasione degli ultimi arresti che hanno coinvolto esponenti di spicco del Pdl lombardo: dal vicepresidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani all'ex assessore Massimo Ponzoni. Vero è che, se la Lega ha in Lombardia tutti i numeri per far crollare il "regno" ormai ultraquindicennale di Roberto Formigoni, il Pdl può fare altrettanto in Piemonte con Cota e in Veneto con Zaia, in quello che di fatto sarebbe un harakiri terminale per il centrodestra non solo al Nord.

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